Tra i dati rilevati e scartati dal telescopio spaziale Kepler, gli scienziati hanno trovato l'esopianeta che tra tutti potrebbe essere più simile alla Terra. Si chiama Kepler-1649c e si trova a 300 anni luce da noi.
Giovedi scorso, la NASA ha inviato gli ultimi comandi, il cosiddetto "messaggio della bunanotte", al telescopio spaziale Kepler ormai fuori servizio.
Era un evento atteso ma ci rattrista comunque. Il cacciatore di pianeti per eccellenza ha definitivamente esaurito il combustibile e passa il testimone al successore Tess.
Facciamo il punto sullo stato delle due missioni spaziali dedicate alla ricerca di eso-pianeti. Con qualche apprensione per Kepler e molte soddisfazioni ed aspettative per il suo successore.
Con un tempismo notevole, Kepler ha quasi esaurito il combustibile per le manovre e sta per trasmettere a Terra quelli che potrebbero essere gli ultimi dati, mentre Tess ha raggiunto l'orbita definitiva e sta per iniziare la ricerca di esopianeti.
Dei due satelliti astronomici, l'americano TESS decollerà lunedi mentre per l'europeo ARIEL, appena approvato, bisognerà aspettare 10 anni. Intanto Kepler è giunto quasi a fine vita...
A quanto pare, l'ipotesi di una sfera di Dyson o megastruttura aliena attorno alla stella KIC 8462852 è stata abbandonata definitivamente: analizzando i dati dei satelliti Spitzer e Swift, congiuntamente con quelli dell'osservatorio belga AstroLAB IRIS, gli astronomi sono arrivati alla conclusione che l'astro deve essere circondato da un disco polveroso.
Questa sequenza di 60 immagini Kepler (qui visibile come animazione) ritrae la celebre nana rossa Trappist-1, intorno alla quale è stato recentemente scoperto un mini-sistema planetario con 3 pianeti in fascia abitabile.
Questa immagine della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko fa parte di un'animazione ripresa dal telescopio della NASA Kepler.
La pubblicazione ripercorre le gesta della missione interplanetaria NASA / ESA / ASI Cassini–Huygens, che esplorò Saturno e le sue lune dal 2004 al 2017. Le principali fasi del progetto, del lungo viaggio durato sette anni e della missione ultradecennale sono raccontate con semplicità e passione allo scopo di divulgare e ricordare una delle imprese spaziali robotiche più affascinanti ideate dall’uomo. Le meravigliose foto scattate dalla sonda nel sistema di Saturno, elaborate e processate dall’autrice, sono parte centrale della narrazione. Immagini uniche che hanno reso popolare e familiare un angolo remoto del nostro Sistema Solare. 244 pagine.