Anche se Giove non ha stagioni, quarant'anni di misurazioni dell'atmosfera del pianeta con veicoli spaziali e telescopi terrestri hanno rivelato strani modelli meteorologici, inclusi periodi caldi e freddi durante il suo lungo anno.
Il telescopio spaziale JWST ha ottenuto un profilo molecolare e chimico dei cieli di un mondo lontano come mai era successo prima.
Il buco dell'ozono che si forma ogni anno sull'Antartide è cresciuto per il terzo anno consecutivo: è il più grande dal 2015 ma nel complesso è ancora in diminuzione, dicono gli scienziati.
L'atmosfera terrestre è composta principalmente da azoto, ossigeno e un po' di anidride carbonica ma i chimici hanno appena scoperto che c'è molto di più.
Ieri si sono celebrati i 122 anni dalla nascita di Cecilia H. Payne, l'astrofisica che per prima misurò la reale composizione chimica dell'Universo.
In un nuovo studio, gli scienziati hanno modellato come l'evaporazione dell'oceano di magma che un tempo ricopriva la superficie di Mercurio, potrebbe aver fornito una prima atmosfera e come la perdita di quest'ultima potrebbe aver alterato la composizione del pianeta.
Gli strumenti della sonda della NASA Juno hanno messo in evidenza una corrispondenza tra le colorate bande che caratterizzano la veste esterna di Giove e in processi che avvengono in profondità nell'atmosfera del pianeta.
Gli scienziati hanno previsto che, in futuro, l'ossigeno scarseggerà nell'atmosfera terrestre e questa tornerà ad essere ricca di metano come in origine.
Precedenti esperimenti hanno dimostrato che, senza il Protocollo di Montreal, l'ozono atmosferico si sarebbe esaurito a livello globale entro la metà del ventunesimo secolo. Questo gas protegge anche la capacità del nostro pianeta di estrarre il carbonio dall'atmosfera e trattenerlo.
Nonostante Marte riceva meno di un terzo della radiazione solare che arriva sulla Terra, in passato deve aver avuto un clima sufficientemente caldo tanto da favorire lo scorrere dell'acqua liquida in superficie, a causa di un meccanismo di riscaldamento sconosciuto. Un nuovo studio condotto dall'Università di Chicago cerca di fornire una possibile spiegazione.