Un team internazionale di ricercatori ed astrofili ha scoperto un sistema binario unico, il primo conosciuto in cui una stella eclissa completamente l'altra, vista dalla Terra.
Le supernovae di tipo Ia sono uno dei fenomeni più brillanti nell'Universo: vengono prodotte quando piccole stelle dense, chiamate nane bianche, esplodono con feroce intensità. Negli ultimi decenni ne sono state osservate migliaia ma il meccanismo ancora non del tutto compreso.
Utilizzando il Very Large Array (VLA) della National Science Foundation, un gruppo internazionale di astronomi ha scoperto l'anello mancante tra le supernovaea che generano lampi di raggi gamma (GRB) e quelle che non li producono. L' "ibrido", un esplosione stellare osservata nel 2012, lasciava ipotizzare che si sarebbe verificato un potente GRB, invece, mai arrivato.
Una squadra dell'Università dell'Arizona, guidata dall'astronomo Peter A. Milne, ha scoperto che le supernovae, comunemente utilizzate per misurare le distanze nell'Universo, sono più diversificate di quanto di pensasse. I risultati hanno notevoli implicazioni sul calcolo dell'espansione dell'Universo a partire dal Big Bang.
Grazie a SOFIA (Stratospheric Observatory for Infrared Astronomy), un telescopio infrarosso a bordo di un Boing 747SP ampiamente modificato, gli astronomi hanno potuto studiare la polvere di un'antica supernova, trovando interessanti collegamenti con la formazione planetaria.
Un mese dopo l'inizio della missione scientifica, Gaia scova una Supernova a 500 miloni di anni luce.
Una volta ogni 50 anni, più o meno, una stella massiccia esplode qualche da parte nella Via Lattea, producendo così tanta energia in una frazione di secondo, quanta il Sole ne emette in un milione di anni. Una supernova, al suo apice, può offuscare l'intera Galassia.
E' chiaro che per quanto sia spettacolare l'evento, nessuno si augura che una stella esploda vicino alla Terra. Eppure, a quanto pare, è già accaduto in passato e più di una volta!
Alla vigilia di Ferragosto, l'astrofilo giapponese Koichi Itagaki di Yamagata, osservando la costellazione del Delfino, ha notato una "nuova stella" luminosa.
L'astro, visibile per diversi giorni anche con un semplice binocolo e, forse, in assenza di luna piena e in condizioni ottimali, ad occhio nudo, si è "acceso" passando dalla magnitudine 13 alla 6,8 (appena sotto la soglia di visibilità ad occhio nudo).
Ecco un vero caso di archeologia spaziale: cercando tra i granelli di polvere portati a Terra dai meteoriti, gli scienziati sono in grado di studiare l'Universo che esisteva ancora prima della formazione del nostro Sistema Solare.
Questa tecnica consente di ottenere informazioni che altrimenti non potrebbero essere rilevate con la tradizionale ricerca astronomica.
Betelgeuse, la supergigante rossa più luminosa e vicino alla Terra, nella costellazione di Orione, sta per diventare una supernova.
Il telescopio spaziale Herschel dell'Agenzia Spaziale ESA ha rilevato la formazione di diversi archi a forma di scudo, intorno alla stella, che potrebbero entrare in collisione con un muro di polvere e detriti.