Nel 2013, gli astronomi avevano annunciato la scoperta di un magnetar, ossia di una stella di neutroni con un campo magnetico eccezionalmente potente (circa 100 mila miliardi di volte quello terrestre), a soli 0,3 anni luce dal buco nero supermassiccio al centro della Via Lattea. Ad oggi, è la stella di neutroni più vicina ad un buco nero che si conosca ed è probabile che finisca nella sua morsa gravitazionale.
La Via Lattea è una galassia a spirale ma quanti bracci ha? Due o quattro? Su questo gli astronomi hanno dibattuto a lungo.
Il telescopio spaziale Hubble ha permesso di scoprire un immenso alone di gas intorno alla galassia di Andromeda, la nostra massiccia vicina di casa. L'alone scuro e quasi invisibile si estende per circa un milione di anni luce, fino a metà strada con la nostra Via Lattea.
Questa scoperta potrà svelare i segreti sull'evoluzione e la struttura delle maestose spirali giganti, uno dei più comuni tipi di galassie nell'Universo.
Un suggestivo crepuscolo astronomico a Cerro Paranal, con in primo piano uno dei 4 edifici del VLT (per la precisione UT1/Antu) sulla destra, altri tre telescopi ausiliari (usati per indagini interferometriche VLTI) e, sullo sfondo, il centro della Via Lattea rischiarato dalla luce zodiacale.
Un'accurata e completa ricostruzione della storia delle galassie simili alla nostra, mostra che tutte potrebbero aver avuto un boom di nascite stellari nelle fase iniziali, circa 10 miliardi anni fa ma il nostro Sole entrò scena molto più tardi.
Tuttavia, aver perso la festa non deve essere stato così male, anzi, potrebbe aver favorito la formazione dei pianeti nel nostro Sistema Solare.
Le migliori osservazioni ottenute con il telescopio VLT (Very Large Telescope) dell'ESO, confermano che la nube di polveri e gas nota come G2 è sorprendentemente sopravvissuta all'incontro ravvicinato con il buco nero supermassiccio al centro della Via Lattea, identificato tramite la sorgente di onde radio associata, Sagittarius A* (Sgr A*).
Grazie a SOFIA (Stratospheric Observatory for Infrared Astronomy), un telescopio infrarosso a bordo di un Boing 747SP ampiamente modificato, gli astronomi hanno potuto studiare la polvere di un'antica supernova, trovando interessanti collegamenti con la formazione planetaria.
Un team dell'Università di Cambridge ha individuato nuove galassie satelliti della Via Lattea, ben nove in un sol colpo.
La scoperta, che potrebbe aiutare gli scienziati a svelare i segreti dell'enigmatica materia oscura, arriva grazie ai dati del Dark Energy Survey (DES), che lavora nel visibile e vicino infrarosso con lo scopo di sondare le dinamiche dell'espansione dell'Universo e la crescita della struttura su larga scala.
Molti progetti astronomici utilizzano grandi telescopi per osservare singoli oggetti nell'Universo ma a maggio 2014, è partita una nuova idea della Ohio State University che utilizza una rete di piccoli telescopi per mappare un'intera porzione di cielo in una sola volta.
Quando i nostri antenati aveva appena imparato a camminare in posizione eretta, nel cuore della Via Lattea, un'eruzione titanica soffiava verso l'esterno gas e materia ad oltre 3 milioni di chilometri all'ora.
Adesso, almeno 2 milioni di anni più tardi, gli astronomi hanno assistito agli effetti di quell'esplosione: nuvole di gas fluttuante torreggiano per circa 30.000 anni luce sopra e sotto il piano della nostra Galassia.