Secondo un nuovo modello della Via Lattea, la Terra si muove più velocemente ed è più vicina al buco nero supermassiccio al centro della nostra galassia rispetto alle stime precedenti.
Uno studio tutto italiano mina alla base il ricorso alla materia oscura per spiegare la "curva di rotazione piatta" della Via Lattea e di altre galassie, una delle prime e più famose prove a sostegno dell'esistenza di questa misteriosa componente. E lo fa utilizzando semplicemente le formule della relatività generale...
Un raggio verde scansiona l'atmosfera sopra la base Concordia, mentre la Via Lattea si staglia nel cielo incontaminato.
Una insolita panoramica della Via Lattea ripresa dalle "fondamenta" del costruendo telescopio gigante ELT a Cerro Amazones, sulle Ande cilene.
L'enigma del disco galattico deformato si avvia ad essere spiegato grazie all'osservatorio astrometrico ESA; intanto si celebra il secondo anniversario di Gaia-DR2 mentre la pandemia fa slittare l'uscita del prossimo catalogo.
Quella rappresentata in questa immagine "artistica" è la "Radcliffe Wave", la struttura più grande all'interno della Via Lattea, incontrata. dal Sistema Solare in più occasioni.
Una panoramica del centro della nostra galassia, visto da vari strumenti nell'infrarosso medio-lontano.
Il telescopio VISTA (Visible and Infrared Survey Telescope for Astronomy), si staglia sotto la Via Lattea.
Nel 2019 il gruppo europeo "Gravity collaboration" ha stabilito la nostra distanza dal buco nero al centro della Via Lattea con una precisione senza precedenti.
Per la prima volta, l'esistenza di questa struttura non è stata desunta indirettamente ma emerge chiaramente dal catalogo DR2, dopo opportuna “ripulitura” e elaborazione dei dati... e ci sono sorprese!