Un gruppo di ricercatori dell'Università delle Hawaii, del Manoa NASA Astrobiology Institute (UHNAI), ha identificato alte concentrazioni di boro in un meteorite marziano: la scoperta implica che su Marte poteva esistere la chimica necessaria per la formazione di ribosio, un componente chiave del RNA (acido ribonucleico).
Il perclorato, la sostanza che ricopre la superficie marziana, inizialmente ritenuto un nemico per eventuali forme di vita perchè molto ossidante, ora è considerato un'importante fonte di energia chemoautotrofica, che potrebbe sostenere la vita microbica nel sottosuolo.
Ma un aspetto negativo rimane: potrebbe infatti costituire un problema per i primi esploratori del Pianeta Rosso.
I ricercatori della missione Mars Reconnaissance Orbiter (MRO) della NASA hanno scoperto che le temperature nell'atmosfera marziana oscillano regolarmente ben due volte al giorno.
"Vediamo un massimo di temperatura nel mezzo della giornata ma abbiamo anche una temperatura massima poco dopo la mezzanotte", spiega Armin Kleinboehl del NASA Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, in California, autore principale del nuovo studio.
Un nuovo studio della NASA indica che il ghiaccio secco di Marte può scivolare verso il basso, su cuscinetti di gas, come un hovercraft in miniatura, lasciando chiare tracce sulle dune di sabbia.
I ricercatori ritengono che questo processo spieghi una classe engmatica di calanchi, identificati grazie alle immagini della sonda Mars Reconnaissance Orbiter (MRO).
Esperimenti sulle dune di sabbia sulla Terra, nello Utah e in California, confermerebbero l'ipotesi.
Secondo un nuovo studio a cura dell'Università del Colorado, una reazione chimica tra i minerali contenti ferro e l'acqua potrebbe produrre abbastanza idogeno tanto da sostenere la vita per comunità microbiche che vivono nei pori e nelle crepe all'interno dell'enorme volume di roccia sotto il fondo dell'oceano.
Successive analisi e revisioni hanno confermato i risultati già pubblicati a settembre 2012: le rocce esaminate da Curiosity durante i primi sol di permanenza su Marte contengono ghiaia di fiume.
Le dimensioni e la forma dei ciottoli incorporati nei conglomerati vanno da un granello di sabbia ad una pallina da golf e questo ha permesso ai ricercatori di calcolare la quantità e la velocità dell'acqua che una volta scorreva in quel punto.
Ieri sera alle 20:30 ora italiana, è stato trasmesso su NASAtv un breve briefing di aggiornamento sulla missione Mars Science Laboratory. In particolare, sfruttando i risultati del Radiation Assessment Detector (RAD) a bordo del rover Curiosity, gli scienziati stanno ricavando le informazioni necessarie per progettare sistemi di protezione dalle radiazioni efficaci, in vista delle future missioni umane verso il Pianeta Rosso.
Un team di ricercatori britannici e canadesi hanno scoperto antiche sacche d'acqua isolate nel sottosuolo per miliardi di anni, contenenti una abbondante chimica adatta a sostenere la vita: quest'acqua potrebbe essere tra la più antica del nostro pianeta.
Stiamo parlando di acque fossili, più volte nominate nei nostri articoli, acqua che potrebbe esser rimasta bloccata in falde acquifere fin dalle origini.
Essere un esperto agricoltore sarà un requisito fondamentale per essere scelto tra i primi coloni inviati su Marte: gli astronauti dovranno imparare a coltivare e a lavorare con impegno per avere una fonte di sostegno alla vita.
"Fino a diverse centinaia di anni fa questa attività occupava la maggior parte di noi e per la maggior parte del tempo", sottolinea Penelope Boston del New Mexico Institute of Mining and Technology.
Il monte Sharp, l'enorme tumulo di 5, 5 chilometri che sorge al centro del cratere Gale, dove da agosto dello scorso anno opera il rover della NASA Curiosity, si potrebbe esser formato a seguito dell'azione del vento e non dell'acqua: se il risultato di questo nuovo studio fosse corretto, le aspettative sull'abitabilità passata del cratere Gale, e di Marte, si ridurrebbero notevolmente.
La pubblicazione ripercorre le gesta della missione interplanetaria NASA / ESA / ASI Cassini–Huygens, che esplorò Saturno e le sue lune dal 2004 al 2017. Le principali fasi del progetto, del lungo viaggio durato sette anni e della missione ultradecennale sono raccontate con semplicità e passione allo scopo di divulgare e ricordare una delle imprese spaziali robotiche più affascinanti ideate dall’uomo. Le meravigliose foto scattate dalla sonda nel sistema di Saturno, elaborate e processate dall’autrice, sono parte centrale della narrazione. Immagini uniche che hanno reso popolare e familiare un angolo remoto del nostro Sistema Solare. 244 pagine.