Un gruppo di astronomi ungheresi ed americani ha scoperto una struttura, nell'Universo osservabile, così grande che ci vorrebbero 35.000 galassie come la nostra per coprire la stessa distanza.
L'Universo si sta spegnendo lentamente. La conferma arriva da un recente studio che ha cercato di determinare il bilancio energetico dell'Universo locale, studiando più di 200 000 galassie.
L'Atacama Large Millimeter/submillimeter Array (ALMA) ha permesso di rivelare le più distanti nubi di gas con formazione stellare mai viste in una galassia nell'Universo primordiale. Queste osservazioni, in cui le galassie sono più di una semplice macchia, permettono di comprendere come si sono formate le prime galassie e come sia stata rimossa la nebbia cosmica durante l'epoca della re-ionizzazione.
Utilizzando le capacità di vedere nell'infrarosso del telescopio spaziale Hubble, gli astronomi hanno svelato alcuni dettagli sull'origine dei quasar, gli oggetti più luminosi dell'Universo. La loro nascita risulta legata agli scontri galattici che hanno coinvolto enormi quantità di combustibile e massicci buchi neri centrali.
Grazie al VLT (Very Large Telescope) dell'ESO, un gruppo di astronomi, guidati da David Sobral, dell'Institute of Astrophysics and Space Sciences, della Faculty of Sciences dell'Università di Lisbona in Portogallo e del Leiden Observatory nei Paesi Bassi, ha scoperto la galassia più brillante del primo Universo. Al suo interno sono state identificate stelle di prima generazione, ossia gli oggetti massicci e brillanti che hanno prodotto i primi elementi pesanti della storia, finora solo previsti dalle teorie.
Il DNA è sinonimo di vita, ma dove è nato? Per cercare di rispondere a questa domanda è necessario quantomeno provare a ricreare le condizioni in grado di formare i precursori molecolari del DNA, anelli di carbonio con atomi di azoto incorporati, componenti chiave delle basi azotate (cinque, che compongono i nucleotidi del DNA, acido deossiribonucleico, e dell'RNA, acido ribonucleico).
Un team internazionale di astronomi, guidato dall'Università di Yale e dall'Università di California-Santa Cruz, è riuscito ad esplorare una galassia lontana relativa ad un epoca in cui l'Universo aveva solo il 5% della sua età attuale.
I professori Mike Hudson, Jonathan Carrick e Stephen Turnbull del Dipartimento di Fisica ed Astronomia presso l'Università di Waterloo, e Guilhem Lavaux dell'Istituto d'Astrofisica di Parigi, hanno creato una mappa 3D dell'Universo locale che aiuterà a comprendere la distribuzione della materia nell'Universo, compresa la materia oscura, uno dei più grandi misteri della fisica.
Le galassie sono generalmente raggruppate in ammassi e tra queste, quelle più vicine a noi, hanno smesso di formare stelle in un lontano passato. Ora, però, un team internazionale di astronomi, guidato da Andra Stroe del Leiden Observatory e da David Sobral del Leiden and the University di Lisbona, hanno scoperto che queste galassie dormienti a volte possono tornare alla vita. Ciò avviene quando si fondono ammassi di galassie, generando un'enorme onda d'urto in grado di guidare la nascita di una nuova generazione di stelle.
Analizzando la mappa della radiazione cosmica di fondo (CMB), gli astronomi scoprirono, già nel 2004, un punto insolitamente freddo nel cielo. Ora il Dr. Istvan Szapudi dell'Istituto di Astronomia presso l'Università delle Hawaii a Manoa potrebbe aver trovato una spiegazione per l'esistenza di questa insolita "Cold Spot", che egli stesso definisce "la più grande struttura cosmica singola che sia mai stata identificata".