I primi due buchi neri scoperti dal satellite europeo a poche migliaia di anni luce da noi non emettono luce e la loro esistenza è stata dedotta dalle lievi oscillazioni indotte su stelle compagne.
La materia oscura è difficile da rilevare perché non emette né riflette la luce, né interagisce con le forze elettromagnetiche. Tuttavia, un gruppo di ricerca della Education University di Hong Kong (EdUHK) ha dimostrato che ne esiste una notevole quantità attorno ai buchi neri.
Studi recenti suggeriscono che i buchi neri supermassicci possano ingigantirsi da soli, innescando eventualmente l'accelerazione dell'espansione cosmica dell'Universo. Come è possibile?
Le osservazioni di buchi neri supermassicci al centro delle galassie indicano una probabile fonte di energia oscura: il 70% della della massa-energia "mancante" dell'universo.
Scovati altri 11 probabili eventi di "black-hole merging" nei vecchi dati Ligo-Virgo, mentre si scaldano i motori per la nuova campagna di osservazioni
All'interno della Via Lattea, gli astronomi hanno appena identificato otto nuovi esempi di buchi neri echeggianti. In precedenza, se ne conoscevano solo due all'interno della nostra Galassia.
Quando i buchi neri si fondono, emettono onde gravitazionali, che differiscono in base alla forma della loro orbita. Ora, gli scienziati ritengono di aver rilevato una fusione di due buchi neri con orbite eccentriche.
In meno di cinque mesi, da novembre 2019 a marzo 2020, gli interferometri LIGO-Virgo hanno registrato ben 35 eventi di onde gravitazionali. In media, sono quasi 1,7 eventi di onde gravitazionali a settimana per la durata dell'osservazione.
La nuova teoria proposta da un team di ricercatori dell'Università delle Hawaii, dell'Università di Chicago e dell'Università del Michigan, potrebbe risolvere il problema dei buchi neri più grandi del previsto.
Finora si pensava che tutte le stelle al di sopra di una decina di masse solari finissero per diventare supernove ma un nuovo studio suggerisce che potrebbe non essere sempre così.