Elaborare le foto riprese dalle sonde e dai rover in missione nel Sistema Solare è un’emozione: ci si sente un po’ artefici e un po’ complici di quei paesaggi alieni così diversi, seducenti e meravigliosamente ostili. E poi c’è il fascino della scoperta: notare per primi un dettaglio interessate o comporre un’immagine unica, mai realizzato prima.

Sono ormai più di dieci anni che io e mio marito, Marco Faccin, condividiamo questa passione.
Lavoriamo sulle immagini delle missioni in corso ma di tanto in tanto rispolveriamo anche i vecchi album perché in realtà le missioni non finiscono mai veramente. Dagli albori dell’esplorazione spaziale, ognuna ci ha lasciato un’eredità senza tempo, fatta di foto, dati e ricordi.

Ad esempio, recentemente la Luna è tornata ad essere una delle mete più ambite dei programmi spaziali. I governi di diversi paesi hanno intenzione di costruirvi basi permanenti per la ricerca, lo sfruttamento minerario e per dare un nuovo impulso alla presenza umana nello spazio. Uno degli elementi chiave per creare una presenza sostenibile è capire dove i futuri astronauti avranno accesso diretto alle cosiddette risorse in situ, materie prime, inclusa l’acqua.

Ormai sono diverse le prove che confermano che il nostro satellite non è poi così arido, come ritenuto fino a qualche decina di anni fa. Sappiamo che ci sono le cosiddette “trappole fredde” ai poli, crateri sempre in ombra all’interno dei quali è presente ghiaccio d’acqua e recenti osservazioni dimostrano che l’acqua può essere presente anche alle media latitudini in pieno giorno lunare. Questa scoperta ci ha spinti a riprendere in mano una controversa immagine dell’Apollo 15, scattata durante la prima passeggiata sul suolo lunare (EVA 1), presso la stazione 2, ai piedi del Mons Hadley Delta.

La foto ha destato qualche perplessità anche in passato per via di quella sorta di goccioline argentee e un po’ trasparenti visibili sulla roccia. Di qualsiasi cosa si tratti, è sicuramente un materiale molto riflettente. Diversi sono i punti che sbrilluccicano riflettendo il Sole, che in quel momento aveva circa un’elevazione di 20 gradi. Quindi, ci siamo chiesti, tutti hanno sempre cercato, ingrandito e lavorato sui riflessi nei caschi degli astronauti, ci sarà qualcosa di riflesso anche nelle goccioline?


Il contesto

La missione Apollo 15 è stata la sesta con equipaggio del programma Apollo, la quarta ad allunare e la prima ad usare un rover lunare. L’equipaggio era composto dal comandante David Scott, dal pilota del modulo di comando Alfred Worden e dal pilota del modulo lunare James Irwin.

Nell'EVA 1, Scott e Irwin percorsero i 500 metri per arrivare vicino al cratere di Saint-Georges, di 3 chilometri di diametro. L’obiettivo era quello di cercare e raccogliere campioni di rocce espulse durante l’impatto ma, non trovandone, si concentrarono su un masso largo 1,5 metri nei pressi di un cratere più piccolo.

Mentre i due astronauti si muovevano attorno al target, nel dialogo originale Scott segnalava: “C'è molto vetro sopra, ma non riesco a capire bene l'interno” e poi diceva a Irwin “Vediamo; Voglio far rotolare la roccia...” Quindi, dopo poco, Scott faceva rotolare il masso su un fianco, sulla parete ovest dello stesso ed esclamava “Oh, c'è una grande bolla di vetro su quella roccia!Ma era davvero vetro? Forse non tutto. Già in passato alcuni avevano sostenuto potesse trattarsi di acqua o di qualche fluido simile (d’altra parte le gocce sul masso ricordano il comportamento dell’acqua a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, in condizioni di microgravità). In effetti, queste bolle si trovavano sotto la roccia e gli studi più recenti affermano che il ghiaccio d’acqua “duro come pietra” può esistere nelle zone d’ombra un po’ ovunque sulla Luna. Qualche dubbio, forse, è lecito …

In ogni caso, il resoconto della NASA cita:
Dave prese una coppia stereo, AS15-86-11561 e 11562, spostandosi alla sua sinistra tra un fotogramma e l’altro. Un dettaglio 2x del 11562 evidenzia una serie di goccioline di vetro sulla superficie appena esposta. Molte delle goccioline mostrano immagini riflesse del Sole. La goccia più grande è in alto a sinistra nel dettaglio. C'è un gran numero di goccioline su quella parte della roccia”.

Ed eccoci al momento dello scatto che ci interessa: “Mentre Jim iniziava a rastrellare, Dave si avvicinò al masso per prendere le sue pinze e fare un primo piano del fondo del masso
In questo contesto vengono scattate le foto AS15-86-11570 e AS15-86-11571.


Riflessi e trasparenze

Quindi, come annunciato all’inizio, la nostra ricerca si è concentrata su eventuali riflessi nelle gocce. L’obiettivo era quello di trovare il riflesso di Scott o Irwin, o del rover che, seppur forse lontano, era sulla scena.

Apollo 15 Scott Station 2 boulder

Crediti: NASA

Un primo sguardo all’immagine AS15-86-11561 ha avuto subito esito incoraggiante, dimostrando che le gocce potevano fungere in qualche modo da specchio. In una di esse appare un riflesso abbastanza chiaro di un qualcosa facente parte del paesaggio, presumibilmente lo gnomone, posizionato vicino alla roccia. Questo dispositivo permette di avere una cornice di riferimento per stimare la dimensione degli oggetti fotografati ma anche una tavolozza di colori e grigi che consenta di correggere i colori delle foto in laboratorio, pur rimanendo fedele all'originale. Qui sotto l’immagine originale (ridimensionata per facilitare la lettura di questo post) ed il relativo ingrandimento di un fattore 7.

AS15 86 11561 GNOMON

11561 cropA  AS15-86-11561 (full size circa 25 MB: qui e qui)
Crediti: NASA - Processing: Elisabetta Bonora & Marco Faccin / aliveuniverse.today

Tuttavia, la vera sorpresa doveva ancora arrivare.
Con la foto AS15-86-11570, pensavamo di aver fatto bingo: osservando l'originale a video e a piena risoluzione, sembrava avessimo individuato in una delle gocce più grandi la sagoma di un astronauta. Forse, potevamo estrapolarla abbastanza definita. Quindi, sempre lavorando con un fattore 7 di ingrandimento, abbiamo sottoposto la bolla a diverse tecniche di processing ottenendo più o meno sempre lo stesso “risultato”: volevamo il riflesso di Scott o Irwin ma abbiamo trovato Mr. Moon!

AS15 86 11570 mr moon

11570 cropA

 AS15-86-11570 (full size circa 25 MB: qui e qui)
Crediti: NASA - Processing: Elisabetta Bonora & Marco Faccin / aliveuniverse.today

Mr. Moon è il soprannome che abbiamo dato alla strana figura (dalla parvenza umana, senza casco, con camice bianco a maniche corte, pantaloni e scarpe) durante il processing. Abbiamo provato a NON vederla in tutti i modi ma era sempre lì e continuava ad emergere, vuoi per curioso gioco di luci, riflessi e trasparenze nella foto originale, vuoi per una sorta di pareidolia riflessa. Anche se questo dettaglio potrebbe far felice chi crede nella teoria del complotto lunare (Moon Hoax) ed è difficile da spiegare, crediamo si tratti veramente di una fantastica illusione ottica: certo non sembra l’astronauta che stavamo cercando. E voi cosa ci vedete?

Qui sotto alcuni link di siti ufficiali da cui scaricare le foto (ed altri dati utili). Buon divertimento!

- https://www.lpi.usra.edu/resources/apollo/
- https://www.hq.nasa.gov/alsj/a15/images15.html
- https://commons.wikimedia.org
- https://catalog.archives.gov/
- https://www.flickr.com/photos/projectapolloarchive/albums
- https://an.rsl.wustl.edu/apollo/mainnavSp.aspx?m=A15&tab=home