La vita come la conosciamo è probabilmente solo un’isola nel vasto arcipelago di possibilità della biologia. La nostra galassia ha un’enorme diversità di stelle e attorno ad esse orbitano pianeti di ogni tipo. La Terra da sola ha dato origine a miliardi di specie. Quindi non è un grande salto pensare che la vita stessa possa sorgere in una vasta gamma di forme inaspettate, che riempiono le loro atmosfere di strane molecole come la fosfina. Un giorno potremmo rilevare la fosfina in una di queste atmosfere. Questi non sarebbero posti divertenti per noi; francamente, potremmo trovarli disgustosi. D’altra parte, gli abitanti di questi pianeti probabilmente ci troverebbero disgustosi a loro volta (un problema da superare con la diplomazia interplanetaria). Tuttavia, se trovassimo la fosfina su un pianeta roccioso nella zona abitabile, dove non ci sono falsi positivi, potremmo dire di aver trovato la vita
Questa citazione della Dr. Clara Sousa-Silva, astrofisico molecolare del MIT, tratta da un articolo pubblicato nel 2019, si riferiva ai pianeti extrasolari e chi lo avrebbe mai immaginato che, invece, avrebbe potuto riguardare anche un pianeta così vicino a noi come Venere?!
Definito il “gemello della Terra” perché con il nostro pianeta deve aver condiviso la composizione iniziale e grandi quantità d’acqua, per massa e dimensioni simili, oggi è un mondo completamente diverso ed inospitale. Con temperature torride in superficie che raggiungono i 465 gradi Celsius, un’atmosfera di anidride carbonica che genera un imponente effetto serra e nubi di acido solforico, non è certo in cima alla lista dei luoghi potenzialmente abitabili del nostro Sistema Solare. Eppure, l’idea che nella sua atmosfera possa nascondersi una nicchia di biosfera non è nuova. Ora, un team internazionale di ricercatori, guidato dalla professoressa Jane Greaves dell’Università di Cardiff, potrebbe aver trovato la prova di attività microbica tra le nuvole del pianeta e la migliore testimonianza di vita extraterrestre scoperta finora: la fosfina. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature Astronomy il 14 settembre 2020.
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