Mentre la sonda sembra attraversare una regione relativamente vuota, l'Intelligenza Artificiale viene utilizzata per scovare un nuovo possibile obiettivo nella porzione esterna della Fascia di Kuiper
Gli scienziati del Southwest Research Institute hanno combinato i dati della missione New Horizons della NASA con nuovi esperimenti di laboratorio e modelli esosferici per comprendere la composizione del polo rosso della luna di Plutone Caronte e come potrebbe essersi formato.
Il rendez-vous tra 7 anni, dopo la consegna dei campioni raccolti da Bennu; estensione anche per altre 7 importanti missioni NASA in corso.
Uno spettacolare mosaico ripreso 7 anni fa dalla sonda americana New Horizons mostra il pianeta nano in controluce
Presentato il progetto per una ambiziosa missione che, nell'arco di mezzo secolo, potrebbe spingersi oltre 50 miliardi di km dal Sole. E anche i cinesi hanno un progetto simile.
Grazie allo spettrometro UV Alice, a bordo della sonda New Horizons, gli scienziati stanno raccogliendo dati sulla luminosità dello sfondo Lyman-alpha della Via Lattea, soprattutto da quando la navicella ha lasciato Plutone allontanandosi ancora di più dal Sole.
La sonda NASA ha appena raggiunto le 50 Unità Astronomiche dal Sole, è la quinta a stabilire un simile primato.
Utilizzando le osservazioni della sonda della NASA New Horizons, un team di astronomi ha provato a determinare la luminosità fondo cosmico ottico. In base a questo dato è possibile stimare il numero di galassie al momento irrisolte dai nostri telescopi.
I dati rilevati della sonda della NASA New Horizons, che ora si trova ben oltre il sistema di Plutone e sta attraversando la Fascia di Kuiper, stanno contribuendo a migliorare la nostra comprensione del mezzo interstellare. Finora, le migliori informazioni su questa miscela di particelle e di luce diffusa proveniente dai 100 miliardi di stelle della Via Lattea arrivavano dalle sonde Voyager che, ormai, hanno oltrepassato l'eliopausa.
Nel 2015 la sonda della NASA New Horizons ha svelato scenari incredibili sul pianeta nano Plutone. Le cime imbiancate, sorprendentemente simili alle montagne terrestri, non erano mai state osservate altrove nel Sistema Solare. Eppure, fin da subito, gli scienziati sapevano che non poteva trattarsi di candida neve fresca. Ora, un nuovo studio dimostra che queste calotte ghiacciate si formano con un processo completamente diverso da quello che conosciamo sulla Terra.