Una roccia spaziale, con la massa di una piccola auto, è piombata sulla superficie della Luna a settembre dello scorso anno, generando l'esplosione più luminosa osservata finora.
L'impatto, presentato ieri in un video, risale all'11 settembre 2013: mostra un flash prolungato, brillante come la stella Polaris, che sarebbe stato facilmente visibile da Terra per chiunque avesse osservato la Luna alle 20:07 UT.
Un nuovo studio, basato sui controversi meteoriti marziani, suggerisce che l'atmosfera densa di Marte di 4 miliardi fa non è sfuggita nello spazio ma sarebbe rimasta intrappolata nelle rocce.
Tim Tomkinson, autore principale della ricerca e geochimico presso l'Università di Glasgow nel Regno Unito, insieme al suo team, ha sondato la storia dell'atmosfera del Pianeta Rosso da un frammento del famoso meteorite "Lafayette", del sottogruppo delle Nakhli, cosiddetto dall'omonima città nello Stato dell’Indiana (USA) dove fu trovato nel 1931.
Da un meteorite caduto sulla Terra lo scorso anno, gli scienziati hanno scoperto molecole organiche inaspettate, mai rilevate finora.
Tra le 14:51:10 e le 14:51:30 UTC (7:51:10 - 07:51:30 ora locale) del 22 aprile 2012 un'immensa palla di fuoco solcò i cieli del Navada e della California.
Fu udito un forte boato nella zona intorno al lago Tahoe, con il quale fu rilasciato almeno un chilotone di energia cinetica. I testimoni avvertirono nell'aria anche un odore di bruciato tipo saldatura.
Il 22 agosto, la NASA ha rilasciato qualche anticipazione sulla futura missione che prevede di trovare, catturare e portare vicino alla Terra, un asteroide da studiare.
In base al budget FY 2014, infatti, il presidente Obama aveva richiesto all'Agenzia Spaziale Americana lo sforzo tecnologico di pianificare una missione su un asteroide: ne avevamo parlato quando ancora la notizia era solo una voce di corridoio non confermata ("MISSIONE CONFERMATA: CATTUREREMO UN ASTEROIDE").
Il telescopio spaziale WISE (Wide-field Infrared Survey Explorer), dormiente in orbita polare terrestre da due anni, verrà richiamato in servizio nel mese di settembre a caccia di asteroidi potenzialmente pericolosi.
WISE, lanciato nel 2009, ha scansionato l'intero cielo celeste nella luce infrarossa, cercando le stelle più fredde, le galassie più luminose, alcuni degli asteroidi più scuri vicino alla Terra e le comete.
L'età dei meteoriti marziani è sempre stata un punto di dibattito ma ora, nuovi studi, suggeriscono che potrebbero essere più recenti del previsto.
Nel corso della storia, frammenti del Pianeta Rosso si sono staccati dalla superficie a seguito di impatti cosmici ed hanno occasionalmente raggiunto la Terra.
Finora ne sono stati trovati circa 100 chilogrammi in totale.
Grazie alle osservazioni del telescopio Pan-STARRS-1, posizionato a 3.000 metri sul cratere Haleakala a Maui, gestito dall'università delle Hawaii, ora siamo a quota 10.000 tra asteroidi e comete che passano vicino alla Terra.
L'ultimo scoperto è l'asteroide 2013 MZ5, individuato la notte del 18 giugno 2013.
Da molti anni gli scienziati studiano i meteoriti marziani arrivati sulla Terra ma queste rocce spaziali, anche se classificate come provenienti dal Pianeta Rosso, presentano molte differenze con le rocce studiate sulla superficie dai rover.
Il nichel, che caratterizza la maggior parte delle rocce presenti sul pianeta, è invece contenuto in quantità decisamente minori nei meteoriti provenienti da Marte.
Un gruppo di ricercatori dell'Università delle Hawaii, del Manoa NASA Astrobiology Institute (UHNAI), ha identificato alte concentrazioni di boro in un meteorite marziano: la scoperta implica che su Marte poteva esistere la chimica necessaria per la formazione di ribosio, un componente chiave del RNA (acido ribonucleico).
Il 17 marzo 2013, un oggetto delle dimensioni di un piccolo masso aveva colpito la superficie lunare nel Mare Imbrium. L'impatto aveva creato un lampo di luce che, per circa un secondo, aveva illuminato il sito facendolo brillare come una stella di magnitudine 4.
Ora, secondo un nuovo documento, il venticinque per cento dei crateri lunari potrebbe aver incorporato i resti dei meteoriti che li hanno generati: questo risultato, se fosse corretto, riaprirebbe nuovamente il dibattito sulla composizione del nostro satellite.