I dati sono relativi a due osservazioni separate sui due emisferi e risalgono al 2012. L'ormai defunto telescopio di Arecibo (Portorico) fungeva da emettitore dei segnali radio, poi ricevuti e analizzati dal radiotelescopio di Green Bank in West Virginia, secondo la tecnica del radar bi-statico. L'analisi dei ritardi temporali e dello spostamento Doppler ha permesso di ricostruire le caratteristiche della superficie e si è anche tentato di rilevare eventuali variazioni topografiche nell'arco degli anni. Si vedono chiaramente zone montuose, più chiare perché corrugate e quindi in grado di riflettere una maggiore quantità di onde radio in tutte le direzioni, anche indietro verso la sorgente. Si riconoscono fratture e bacini circolari di origine meteorica ma anche, probabilmente, vulcanica; il nord è in alto.
Mappe radar ravvicinate sono stata ottenute anche da satelliti in orbita attorno a Venere negli anni '80 del secolo scorso, con l'americana Pioneer-Venus e le sovietiche Venera 15/16, e nei primi anni '90 con la Magellano, lanciata tramite lo Shuttle e che ha fornito a tutt'oggi le migliori misure disponibili, con risoluzione di circa 75 metri/pixel sul 98% della superficie, misurando anche l'altimetria e il campo gravitazionale a risoluzione più bassa. Come dicevamo a commento della Immagine del Giorno di ieri, nel frattempo la tecnologia di telerilevamento SAR (radar a sintesi di apertura) ha fatto passi da gigante e oggi dovrebbe essere possibile ottenere facilmente immagini radar con risoluzione migliore di 1 metro inviando un piccolo satellite attorno al pianeta, che poi è quello più vicino e più simile in dimensioni alla Terra e di cui sappiamo ancora troppo poco! La Russia ha effettivamente un progetto del genere, Venera-D, il cui lancio è previsto tra 5 anni.