Il fondale oceanico, come le masse di terraferma, presenta un'ampia varietà di terreni. Le cosiddette montagne sottomarine sono tra le caratteristiche che risaltano maggiormente. Queste, come tutte le altre montagne, si sono formate con il movimento delle placche tettoniche che spingono l'una contro l'altra o da eruzioni vulcaniche.

Ad oggi, però, è stato mappato solo un quarto del fondale marino: nessuno sa quante montagne sottomarine esistono o dove potrebbero trovarsi eppure "sono caratteristiche preziose del fondo oceanico poiché forniscono informazioni su molti dei cicli e processi geologici, oceanografici ed ecologici della Terra". Una tale situazione di incertezza può costituire un pericolo per i sottomarini (per esempio, quelli statunitensi si sono scontrati diverse volte con delle montagne sottomarine, mettendo a rischio veicolo ed equipaggio) e impedisce agli oceanografi di creare modelli completi in grado di descrivere il flusso di acque oceaniche in tutto il mondo. Quando le correnti si imbattono nelle montagne sottomarine, vengono spinte verso l'alto trascinando l'acqua più fredda che si mescola in modi sconosciuti. Studiare questi comportamenti è diventato sempre più importante per comprendere gli effetti del cambiamento climatico, con gli oceani che assorbono più calore e anidride carbonica dall'atmosfera e l'acqua dolce che si scioglie. Inoltre, una conoscenza più completa delle montagne sottomarine aiuterebbe i geologi a mappare meglio le placche tettoniche del pianeta e il suo campo geomagnetico.

Esistono due approcci per mappare le montagne sottomarine: la mappatura topografica mediante ecoscandagli o sonar multibeam sulle navi e la mappatura del campo gravitazionale mediante altimetria satellitare. La prima fornisce una risoluzione maggiore ma riesce a coprire aree molto ridotte.

In questa nuova ricerca, pubblicata sulla rivista Earth and Space Science, gli scienziati hanno studiato i dati radar satellitari. È stata utilizzata una tecnica di rilevamento nota come sea mounding, che non vede direttamente cosa c'è in fondo agli oceani ma misura il gradiente di gravità verticale (VGG), che è la curvatura della topografia della superficie oceanica derivata dalle misurazioni dell'altimetro satellitare. Gli altimetri satellitari misurano, infatti, l'altezza del geoide che può essere convertita in anomalie gravitazionali e VGG.

I risultati hanno permesso di ampliare il catalogo precedentemente pubblicato con 24.643 monti sottomarini, con altri 19.325 nuovi monti sottomarini, ossia vulcani attivi o spenti, precedentemente sconosciuti.