Sempre più nazioni stanno contribuendo ad aumentare il numero dei detriti in orbita e con essi, incrementa il rischio di collisioni. Nell'ultimo anno, non solo abbiamo visto due grandi satelliti morti quasi in collisione (IRAS e GGSE-4) ma la Stazione Spaziale Internazionale ha dovuto intraprendere ben tre manovre di emergenza per evitare la collisione con alcuni detriti. Tuttavia, secondo il rapporto dell'ESA, il vero problema non sono gli scontri occasionali perché, negli ultimi 10 anni, sono stati responsabili solo dello 0,83% di tutti gli eventi di frammentazione.

"Il maggior contributo all'attuale problema dei detriti spaziali sono le esplosioni in orbita, causate dall'energia residua - carburante e batterie - a bordo di veicoli spaziali e razzi", ha detto Holger Krag, capo dello Space Safety Programme dell'ESA. "Nonostante le misure in atto da anni per prevenire ciò, non vediamo alcun calo nel numero di tali eventi. Le tendenze verso lo smaltimento a fine missione stanno migliorando ma ad un ritmo lento".

detriti spaziali cause frammentazioneIl diagramma mostra i principali eventi di frammentazione rilevati nell'ultimo anno.
Crediti: ESA

Il problema della spazzatura spaziale in realtà è molto terrestre e poco spaziale. È stato sollevato per la prima volta negli anni '60 ma ci sono voluti molti anni affinché ne prendessimo coscienza e si iniziasse a pensare ad alcune contromisure (per un approfondimento si rimanda al mio articolo su #oggiscienza). Adesso le nazioni sono diventate più brave a pianificare la sorte a fine a missione di satelliti, sonde ed altri oggetti ma per decenni, ogni cosa è stata lasciata alla deriva. Nonostante, ultimamente si stiano sperimentando diversi metodi di recupero e riutilizzo, i propulsori dei razzi costituiscono la fetta più imponente di detriti in orbita (come si può vedere dal grafico qui sopra).

Alcune contromisure prevedono la progettazione di veicoli spaziali sempre più resistenti agli urti per evitare la disgregazione; liberare l'energia ed il carburante residuo a fine missione per evitare esplosioni casuali; spostare i veicoli spaziali in una cosiddetta "orbita cimitero"; oppure far bruciare il veicolo nell'atmosfera terrestre con un rientro controllato. Ma con tutte queste precauzioni, negli ultimi due decenni si sono verificati 12 eventi di frammentazione ogni anno, ognuno dei quali ha introdotto migliaia di pezzi più piccoli nell'orbita terrestre. Inoltre il modo in cui usiamo lo spazio sta cambiando radicalmente: sciami di cubesat e costellazioni stanno diventando sempre più comuni.

"L'aumento accelerato dei satelliti lanciati nella bassa orbita terrestre è chiaramente visibile nel nostro ultimo rapporto", ha affermato Tim Florer, capo dello Space Debris Office dell'ESA.
"Per continuare a beneficiare della scienza, della tecnologia e delle informazioni che ci arrivano dallo spazio, è fondamentale ottenere una migliore conformità con le linee guida esistenti per la mitigazione dei detriti spaziali nella progettazione e nelle operazioni con i veicoli spaziali. Non sarà mai sottolineato abbastanza: questo è essenziale per l'uso sostenibile di spazio".

L'ESA è una delle agenzie spaziali più attive su questo tema. Sta lavorando al progetto ClearSpace-1 che nel 2025 dovrebbe condurre la prima missione dimostrativa, raccogliendo un singolo detrito. L'obiettivo sarà Vespa, un residuo di un vettore Vega lanciato nel 2013. Ma se il test funzionerà, il progetto potrebbe evolvere nella realizzazione di un vero robot spazzino, una sorta di Pac-Man spaziale ingordo di detriti, satelliti defunti, pezzi di razzi…. Oltre a questo, l'Agenzia sta lavorando ad una tecnologia per automatizzare le manovre di prevenzione delle collisioni.