Secondo una nuova teoria alternativa sulle origini dell'Universo, i buchi neri primordiali sono nati immediatamente dopo il Big Bang e possono essere l'inspiegabile materia oscura.
La caccia alle onde gravitazionali, increspature nello spazio e nel tempo causate dai grandi cataclismi cosmici, potrebbe aiutare a risolvere uno dei misteri più dibattuti dell'Universo: le nuvole di bosoni. Queste, a loro volta, sono tra i principali contendenti per la materia oscura.
Secondo un nuovo studio, questa misteriosa materia invisibile che, secondo gli attuali modelli potrebbe costituire fino all'85% del cosmo, sarebbe stata in grado di generare altra materia oscura nelle prime fasi dell'Universo. E questo spiegherebbe perché ora ce n'è così tanta.
Tramite lo strumento MUSE del Very Large Telescope dell'ESO, un gruppo di ricerca internazionale, dal CNRS francese e dall'Université Claude Bernard Lyon 1, ha mappato per la prima volta il vento galattico, tramite il quale le galassie possono ricevere e scambiare materia con l'ambiente esterno circostante.
Questa spettacolare immagine di Hubble Space Telescope ritrae l'ammasso galattico MACSJ0138.0-2155 che, con la sua massa, si comporta come una immensa lente deformante, ingrandendo e replicando l'immagine della remota galassia gigante MRG-M0138 posta dietro di esso.
Ci sono evidenze che i filamenti, costituenti la ragnatela cosmica che connette gli ammassi galattici, siano le più grandi strutture che ruotano nell'Universo.
La misteriosa materia oscura che deduciamo dalle osservazioni dell'Universo è reale o ciò che vediamo è il risultato di sottili deviazioni dalle leggi di gravità come le conosciamo? Gli astrofisici ne stanno discutendo da anni.
Per 30 anni gli astrofisici hanno previsto un tale rallentamento, ma questa è la prima volta che viene misurato.
Secondo un nuovo studio, i giganti gassosi potrebbero aiutare a rilevare la sfuggente materia oscura.
Gli strumenti ottici e infrarossi di Euclid, la missione dell'ESA per studiare l'energia oscura e la materia oscura, sono stati completamente integrati nel payload del veicolo spaziale.