Come si ricorderà, l'asteroide 2023 DW era stato scoperto il 26 febbraio e, pochi giorni dopo, è diventato celebre perchè "promosso" sul primo gradino della cosiddetta scala di Torino, un indicatore grossolano del livello di pericolosità di potenziali futuri impattatori. Per una dozzina di giorni, mano a mano che si accumulavano osservazioni e l'orbita si definiva sempre meglio, la probabilità di impatto prevista per la fatidica data del giorno di S.Valentino 2046 è andata crescendo in maniera preoccupante, raggiungendo lo 0.28% sul sito NASA/cneos e lo 0,215% su quello ESA/NEODyS. Si tratta di valori piccoli in assoluto ma insolitamente alti per un impatto asteroidale, superati solo in rare occasioni; tra queste, ovviamente, non si può fare a meno di ricordare il 2,7% raggiunto a fine 2004 dal celebre 99942 Apophis, adesso ritenuto praticamente innocuo. La suspence è stata prolungata anche a causa del periodo di plenilunio, che ha reso di fatto impossibili nuove osservazioni tra il 5 e il 10 marzo. Rammentiamo che 2023 DW, con un diametro nominale di 47 metri e una velocità d'impatto pari a 15,4 km/s, svilupperebbe una energia dell'ordine di 4 megatoni, confrontabile con quella stimata per l'evento di Tunguska nel 1908 e paragonabile alla potenza liberata da un tipico ordigno nucleare su un missile balistico intercontinentale.
Evoluzione della probabilità di impatto (a sinistra) e corrispondente indice sulla scala di Palermo (a destra) nei due siti NASA/ESA; in giallo, rispettivamente, il numero di osservazioni e l'ampiezza della finestra temporale in cui sono distribuite. - Data Source: NASA/JPL/cneos, ESA/Università di Pisa/NEODyS - Processing/plots: Marco Di Lorenzo
Se, invece di guardare la semplice probabilità di impatto (grafico a sinistra qui sopra), guardiamo un indicatore statisticamente più significativo come l'indice sulla scala di Palermo (grafico a destra), vediamo che il valore massimo raggiunto sul sito americano è stato -1,89, il che significa che comunque la probabilità di impatto era quasi due ordini di grandezza più piccola della probabilità che, di qui al 2046, un oggetto di dimensioni simili possa comunque venirci addosso. In effetti, eventi come quello di Tunguska dovrebbero verificarsi una volta ogni secolo o poco più e questa ottica ridimensiona già parecchio il rischio.
Tipicamente, i potenziali impatti esibiscono all'inizio un progressivo aumento di probabilità, in quanto l'aumento di precisione nella traiettoria porta automaticamente a restringere la zona futura di incertezza e, fintanto che la Terra cade dentro questa regione, il rischio cresce. In genere, però, si arriva ad un punto in cui la zona possibile si restringe talmente da non includere più la Terra e questo provoca un crollo della probabilità. Ebbene, questo è proprio quello che è successo a partire dal 13 marzo e, come conseguenza, sul sito NEODyS l'indice di pericolosità sulla scala di Torino era passato a zero già da un paio di giorni. Oggi pomeriggio, sulla base di ben 112 osservazioni svolte in quasi 18 giorni, anche per gli americani è venuto il momento di squalificare l'evento al livello più basso, con probabilità di impatto scesa a 2,8·10-4 (una possibilità su 2800); sul sito europeo, tale valore si assottiglia addirittura a 8,57·10-5 (1:11670) ed è probabile che nei prossimi giorni, finché si riuscirà a tracciare ancora l'oggetto nel cielo, tali valori si assottiglieranno ulteriormente e 2023 DW finisca per uscire definitivamente dal novero dei potenziali impattatori della Terra!
Insomma, probabilmente quello del 2046 sarà solo un passaggio neanche troppo ravvicinato, a circa 3,2 milioni di km dalla Terra. Si tratterà comunque dell'incontro più prossimo sia per il secolo passato che per quello a venire!