Non ci si era ancora ripresi dall'emozionante annuncio del 19 luglio, quando un gruppo di ricercatori aveva identificato tra le prime riprese "Deep Field" di JWST una debole galassia con spostamento verso il rosso probabilmente pari circa a 13, il 10% superiore al record precedente trovato con Hubble. Invece, solo 6 giorni dopo, un'altra galassia avvistata dal Webb infrange clamorosamente quel primato, spingendosi addirittura a z=16,7 ovvero un "red shift" che è quasi il 30% più grande! Questo risultato, ottenuti da una equipe internazionale di astronomi capitanati dallo scozzese C.T.Donnan (vedasi link in fondo all'articolo), è qualcosa che molti speravano dal Webb, ma certo non così presto, a soli 15 giorni dall'inizio delle osservazioni scientifiche!

 In entrambi i lavori, si è fatto uso dello strumento NIRCam del JWST, sfruttando i vari filtri a disposizione per selezionare di volta in volta una differente banda dell'infrarosso vicino e misurare la corrispondente luminosità degli oggetti deboli contenuti nel campo inquadrato. L'indagine si è avvalsa anche dei rilevamenti fatti da terra nel vicino infrarosso, con il progetto COSMOS field. E' importante sottolineare che non si tratta di misure spettroscopiche in senso stretto, in quanto tali oggetti sono troppo deboli per registrarne lo spettro con una risoluzione tale da rilevare particolari righe in emissione e assorbimento; questo permetterebbe di stabilire in maniera chiara ed univoca lo spostamento verso il rosso, mentre tutti i risultati fin qui annunciati sono comunque soggetti a possibili interpretazioni alternative anche se improbabili e non abbiamo una certezza assoluta sull'entità del red-shift. Gli autori evidenziano comunque l'aspetto non stellare di questi oggetti, ad ulteriore supporto della loro natura galattica,

 Il metodo utilizzato per stimare lo spostamento verso il rosso, in entrambi i casi, è quello illustrato nelle due figure riportate qui sotto e tratte dai lavori presentati dai due gruppi di ricerca coinvolti. Il primo pannello si riferisce all'oggetto GLASS-z13 annunciato, insieme a GLASS-z11, una ventina di giorni fa. Il secondo invece è una presentazione analoga per il nuovo campione CEERS 93316. 

GLASS z13 copy

Credits: R.P. Naidu et al. "Two Remarkably Luminous Galaxy Candidates at z ≈ 11 − 13 Revealed by JWST" - Improvement: Marco Di Lorenzo

CEERS 93316

Credits: C.T. Donnan et al., "The evolution of the galaxy UV luminosity function at redshifts z ' 8 – 15 from deep JWST and ground-based near-infrared imaging"

 Nella parte superiore di ciascun pannello, vediamo la sequenza di immagini dell'oggetto ripreso con i vari filtri (F) ad ampia banda  in cui la porzione numerica esprime la lunghezza d'onda al centro della banda, espressa in decine di nanometri. Ad esempio, la dicitura "F200W" sta per "Filtro a larga banda" (W=Wide) centrato attorno a 2,00 μm. Come si noterà, in entrambi i casi la galassia risulta del tutto invisibile fino a 1,5 μm mentre la sua presenza diventa inconfutabile a lunghezze d'onda maggiori. Questo è un punto cruciale, in quanto è proprio questa improvvisa apparizione che suggerisce la presenza, nello spettro dell'oggetto, di una brusca caduta di intensità alle lunghezze d'onda più corte, caduta che viene attribuita alla cosiddetta "Lyman-break", riconoscibile negli spettri simulati riportati nella parte inferiore di ciascun pannello (dove LBG sta appunto per Lyman Break Galaxy). Da notare, nella prima figura, anche il grafico in basso a destra sulla distribuzione di probabilità della stima di z, in base a due diversi modelli interpretativi. E' chiaro quindi che, usando questo metodo, la stima sulla distanza è solo grossolana e un valore più preciso richiederebbe appunto una analisi spettrale vera e propria, a risoluzione maggiore ma per ora impossibile.

 Il meccanismo è semplice: una galassia primordiale sede di formazione stellare è ricca di idrogeno che viene ionizzato se colpito da radiazione stellare ultravioletta prodotta da stelle calde e di grande massa, abbondanti nelle primissime galassie, ricche di idrogeno e prive di elementi pesanti. Ora, in assenza di recessione cosmologica, tutto ciò si tradurrebbe un forte assorbimento al di sotto di una precisa lunghezza d'onda, 91,2 nm, il cosiddetto "limite di Lyman" o potenziale di ionizzazione dell'idrogeno. Perciò, se la galassia fosse a noi vicina, tutta la radiazione nella zona dell'estremo ultravioletto prodotta dalle stelle appena nate verrebbe assorbita dall'abbondante idrogeno che le circonda. Tuttavia, se la galassia è molto lontana, la recessione cosmologica fa spostare questo assorbimento verso lunghezze d'onda sempre maggiori, in proporzione diretta con lo spostamento verso il rosso z. Ecco quindi che il "Lyman break" cade nel visibile quando z è pari a 5-7 e, addirittura, nell'infrarosso nel caso di galassie primordiali, con z uguale o maggiore di 10.

 Il telescopio Hubble, non essendo ottimizzato per l'infrarosso, poteva spingere la sua indagine sulle galassie LBG fino a un valore di z pari circa a 7, ovvero 1 miliardo di anni dopo il Big Bang. In effetti, fino a qualche anno fa si pensava che questo fosse più o meno il limite di spostamento verso il rosso corrispondente alla "re-ionizzazione" dell'idrogeno interstellare, dopo l'epoca oscura (dark ages) che intercorre tra la formazione dell'idrogeno neutro (380000 anni dopo il Big Bang, quando si è formata la radiazione cosmica i fondo) e la formazione delle prime stelle. In seguito, però, si sono accumulate evidenze di una re-ionizzazione anticipata, con z>10, e le ultime osservazioni di Webb confermano in pieno questa ipotesi. Secondo gli autori della scoperta, il valore più probabile per lo spostamento verso il rosso di CEERS 93316 è z=16,74 e comunque deve cadere tra 16,23 e 17,02, con un livello di confidenza del 90%, Adottando il modello cosmologico Standard^, questo implica che ci siamo spinti a soli 224-239 milioni di anni dopo il Big Bang (229 My è il valore più probabile) Attualmente, anche se non ha molto senso dirlo, l'espansione cosmica dovrebbe avere portato questa galassia (o quello che ne resta) a una distanza di circa 34,7 miliardi di anni luce*. E' prevedibile che, in un futuro non lontano, questo primato venga nuovamente infranto.

zM

 Credits: R.P. Naidu et al. "Two Remarkably Luminous Galaxy Candidates at z ≈ 11 − 13 Revealed by JWST" - Improved and Extended bu Marco Di Lorenzo

 Nel grafico qui sopra è riportata la popolazione delle galassie LBG note in funzione del red-shift (ascisse) e della magnitudine assoluta ultravioletta (ordinate); naturalmente, quando parliamo di luminosità ultravioletta, ci riferiamo a quella che risulterebbe in un sistema di riferimento solidale con la galassia, mentre in realtà Webb misura una radiazione infrarossa e fortemente attenuata a causa dell'effetto Doppler. Come si vede, CEERS 93316, nonostante la precoce formazione, risulta avere già una luminosità elevata, circa il doppio dei precedenti due candidati scoperti da Webb.

 Per finire, nella figura sottostante vediamo quattro grafici relativi alla cosiddetta "funzione di luminosità", una informazione molto importante per gli astronomi. Essa esprime l'abbondanza delle galassie primordiali in funzione della loro magnitudine assoluta (misurata nella banda intorno a 1,5μm) e; nei primi 3 grafici, è tracciata per tre diversi valori di z. Naturalmente le incertezze aumentano in corrispondenza del valore estremo z=12  (in basso a sinistra), per il quale la statistica è ancora povera e proviene solo dall'ultimo lavoro. Il grafico in basso a destra esprime invece l'energia complessiva emessa per unità di volume al variare del red shift e mostra in maniera evidente come i nuovi dati contraddicano i modelli elaborati in precedenza, rivelando un eccesso imprevisto nella regione con alto z. Questo naturalmente mette in crisi le teorie esistenti sulla formazione delle prime stelle e delle galassie primordiali, anticipandone la nascita.

LF

Credits: C.T. Donnan et al., "The evolution of the galaxy UV luminosity function at redshifts z ' 8 – 15 from deep JWST and ground-based near-infrared imaging" - Improved and Extended bu Marco Di Lorenzo

* Le stime sull'età dell'Universo e sulla distanza attuale in funzione del red-shift sono basate sul "calcolatore cosmologico" on-line di Ned Wright, reperibile a questa pagina. Come parametri, si sono assunti quelli ricavati dalle  osservazioni del satellite Planck. Altri calcolatori cosmologici sono raggiungibili da questa pagina.