I ricercatori hanno utilizzato modelli computerizzati per ricreare l'impatto che scavò il cratere Mead, il più grande di Venere.

Questo bacino è circondato da due increspature rocciose simili a scogliere. Le simulazioni hanno mostrato che per la formazione di questi anelli, la litosfera di Venere, cioè il suo guscio roccioso esterno, doveva essere piuttosto spessa, molto più spessa di quella della Terra. La scoperta suggerisce che probabilmente non era in atto alcun regime tettonico simile quello terrestre al momento dell'impatto. 
"Questo ci dice che probabilmente Venere, al momento dell'impatto, aveva quella che potremmo definire una copertura stagnante ", ha detto Evan Bjonnes, autore principale dello studio. "A differenza della Terra, che ha una copertura attiva con piastre mobili". Sulla Terra, le placche continentali si spostano come zattere sopra il mantello che si agita lentamente. "Venere sembra essere stato un pianeta ad una piastra, almeno fino a questo impatto", ha aggiunto.

Il nuovo studio pubblicato su Nature Astronomy, va controcorrente rispetto alcune teorie secondo cui, invece, Venere avrebbe avuto una tettonica a placche come la Terra.
Sulla Terra, le prove della tettonica a placche possono essere trovate in tutto il mondo. Ci sono enormi spaccature chiamate zone di subduzione in cui intere fasce di roccia crostale vengono spinte nel sottosuolo. Nel frattempo, si forma una nuova crosta sulle dorsali medio-oceaniche, catene montuose sinuose dove la lava dal profondo della Terra fluisce in superficie e si indurisce diventando roccia. I dati dei veicoli spaziali orbitali hanno rivelato spaccature e creste anche su Venere che assomigliano un po' alle caratteristiche tettoniche che conosciamo. Ma Venere è avvolta dalla sua atmosfera densa, il che rende difficile dare interpretazioni definitive a tali caratteristiche. Questa nuova ricerca, che usa l'impatto Mead per sondare la litosfera venusiana, è un modo diverso per affrontare la questione.

Mead è un bacino multi-anello simile al Mare Orientale sulla Luna, sul quale Brandon Johnson, ora professore presso la Purdue University, aveva pubblicato uno studio nel 2016. Questo lavoro ha dimostrato che la posizione finale degli anelli è fortemente legata al gradiente termico, cioè al tasso con cui la temperatura di una roccia aumenta con la profondità. Il gradiente termico determina il modo in cui le rocce si deformano e si rompono in seguito ad un impatto, che a sua volta contribuisce a determinare come e dove si formano gli anelli.
Bjonnes ha adattato la tecnica usata da Johnson, che è anche coautore di questa nuova ricerca, per studiare Mead.

Il lavoro ha mostrato che, affinché gli anelli di Mead finissero dove sono, la crosta di Venere doveva avere un gradiente termico relativamente basso. Quel basso gradiente, che significa un aumento relativamente graduale della temperatura con la profondità, suggerisce una litosfera venusiana piuttosto spessa. "Si può pensare ad essa come a un lago gelido in inverno", ha detto Bjonnes. "L'acqua in superficie raggiunge prima il punto di congelamento, mentre l'acqua in profondità è un po' più calda. Quando quell'acqua più profonda si raffredda a temperature simili alla superficie, si ottiene una calotta di ghiaccio più spessa". Ciò significa che Venere è stata priva di tettonica a placche fino a un miliardo di anni fa, il momento in cui gli scienziati pensano che si sia verificato l'impatto Mead.