Come si ricorderà, lo scorso 1 dicembre i cavi che sorreggevano il ricevitore nel fuoco gregorano dello storico radiotelescopio si sono spezzati, a causa dell'usura e dell'accresciuto carico, causando il temuto catastrofico collasso dell'intera struttura. Dopo questo drammatico evento, che ha scosso la comunità astronomica mondiale, ci si è interrogati subito su cosa sarebbe successo, quali sarebbero stati gli impatti scientifici ma anche socio-economici e se lo strumento sarebbe stato ricostruito. Addirittura, già nel giorno successivo al crollo, è apparsa una petizione popolare sul sito della Casa Bianca, per sollecitare l'amministrazione americana in tal senso.

 Il comunicato apparso pochi giorni fa sul notiziario El Nuevo Día riferisce che, il 28 dicembre, la governatrice di Porto Rico Wanda Vázquez Garced ha firmato un ordine esecutivo che destina 8 milioni di dollari alla "ricostruzione del radiotelescopio". I fondi dovrebbero essere in parte destinati anche alla rimozione delle macerie del crollo e in parte alla progettazione del nuovo strumento, che dovrebbe utilizzare tecnologie più moderne rispetto al predecessore realizzato negli anni '60, anche se poi costantemente aggiornato.

 L'ordinanza esecutiva afferma che la ricostruzione dell'Osservatorio di Arecibo è "una questione di ordine pubblico" e la governatrice ha aggiunto che "il governo di Porto Rico è convinto che il crollo del radiotelescopio offra una grande opportunità di riprogettarlo prendendo in considerazione le lezioni apprese e le raccomandazioni della comunità scientifica" al fine di renderlo competitivo nei prossimi decenni.

 Quello che, però, molti media dimenticano di dire è che la decisione dipende dal governo statunitense, che ha realizzato l'osservatorio e lo ha gestito attraverso la  National Science Foundation (NSF) americana. Ricordiamo infatti che quello di Portorico è attualmente un "libero stato associato" ma non incorporato negli Stati Uniti d'America, anche se è in corso una procedura per renderlo a tutti gli effetti uno stato dell'Unione entro i prossimi 5 anni, dopo che un referendum popolare si è espresso favorevolmente in tal senso nel 2012.

 Inoltre, e questo è un dettaglio tutt'altro che trascurabile, per quanto importante ed apprezzabile sia la cifra stanziata dal governo portoricano (preoccupato dall'impatto economico sull'indotto locale), essa è del tutto insufficiente allo scopo. Quando venne inaugurato nel 1963, l'osservatorio era costato circa 9 milioni di dollari ma, a causa dell'inflazione e degli aggiornamenti successivi, il suo costo con valuta attuale è almeno un ordine di grandezza maggiore; del resto, solo le riparazioni effettuate in seguito ai danni tutto sommato limitati causati nel 2018 dall'uragano Maria, ammontarono a circa 14 milioni di $. 

 In ogni caso, il gesto di Portorico si somma alla enorme pressione che la comunità scientifica e il grande pubblico stanno esercitando sul governo americano affinché il radiotelescopio venga ricostruito in tempi brevi. Del resto, la stessa petizione di cui parlavamo all'inizio ha avuto successo nel raggiungere le centomila sottoscrizioni entro il 1 gennaio (molte di esse venivano anche dall'esterno degli Stati Uniti, compresa quella del sottoscritto!) e adesso la Casa Bianca sarà tenuta a dare una risposta ufficiale a tale richiesta. Sarà probabilmente una risposta cauta e diplomatica, del resto ricordiamo che, anche negli anni in cui era perfettamente funzionante, l'osservatorio di Arecibo ha rischiato più volte di venire chiuso perché molti rappresentanti al Congresso non intendevano più stanziare fondi necessari al suo funzionamento.

 Nel caso che il Congresso decida di finanziare la ricostruzione (e si parla di centinaia di milioni di dollari), è probabile che il nuovo radiotelescopio verrà progettato con tecnologie all'avanguardia, come quelle utilizzate dall'omologo cinese FAST (Five hundred meter Aperture Spherical Telescope), anch'esso realizzato in una conca naturale e capace di deformare attivamente la forma sferica del riflettore da 500 metri, per ottimizzare la focalizzazione dei segnali nel ricevitore. Una soluzione ancora più allettante sarebbe quella di realizzare non una ma almeno due antenne, poste a qualche km una dall'altra, in modo da poter effettuare anche misure interferometriche e indagini radar bi-statiche, ma questa è una ipotesi estrema e difficile da realizzarsi economicamente.