[In rosso le parti aggiornate alcune ore dopo la pubblicazione]
Ci siamo, alle 19:52 ora italiana, 2020 SO2 passerà a una distanza di soli 77910 km dalla Luna, praticamente un quinto della distanza che separa il satellite naturale dalla Terra. La gravità lunare avrà un ruolo importante nel deviare l'oggetto e portarlo a lambire la fascia dei satelliti geostazionari, per poi fare una piroetta attorno a noi e passare di nuovo accanto alla Luna, ricevendo la spinta definitiva per sfuggire nuovamente dal pozzo gravitazionale della Terra e tornare in orbita solare. La configurazione di stasera è illustrata nella seguente grafica, tratta dalla solita animazione JPL rielaborata dal sottoscritto; è evidente la deviazione dalla traiettoria originale e il conseguente passaggio estremamente ravvicinato, previsto per la mattina di martedi.
Traiettoria dell'oggetto con le posizioni di stasera (28 novembre) - Credis: NASA/JPL-Caltech - Processing: Marco Di Lorenzo
Per l'occasione, un nostro appassionato e talentuoso lettore, Claudio Vantaggiato, ha realizzato una bellissima animazione che simula una vista "soggettiva" con il detrito spaziale in primo piano mentre effettua i due incontri con la Luna e la Terra; la riportiamo in fondo a questo articolo ma alcuni fotogrammi rappresentativi sono mostrati anche in apertura. Peraltro lo stesso autore, sempre utilizzando il software Celestia, aveva già realizzato una simulazione dell'incontro estremamente ravvicinato con 2020 VT4 del 13 Novembre, prendendo spunto dal nostro articolo che dava la notizia in anteprima assoluta.
Quando ne abbiamo parlato l'ultima volta, una settimana fa, il numero di misure astrometriche utilizzate dal sito NASA/cneos per calcolare l'orbita di 2020 SO è salito a 329. Tuttavia, se andiamo a guardare la finestra di tempo in cui tali osservazioni sono distribuite, essa si è ridotta e questo perchè sono state escluse in particolare le primissime osservazioni, effettuate nei primi 12 giorni a partire dal 29 agosto, data della scoperta da parte di un telescopio Atlas. Questo è un fatto insolito, attribuibile a qualche problema riscontrato in quelle prime misure che, evidentemente, inficiava il calcolo esatto della traiettoria. In effetti, grazie a questa selezione, adesso la stima sulla distanza di perigeo ha fatto un grosso balzo nella precisione e, soprattutto, ha smesso di crescere continuamente in maniera anomala, tanto da essere statisticamente incompatibile con le stime fatte solo alcuni giorni prima! Tale cambiamento è mostrato nei due grafici sottostanti, che mostrano a sinistra l'andamento della distanza e della sua incertezza (su scala logaritmica) fin dai primi tempi e, a destra, dettagli ingranditi della sola distanza con le barre di incertezza (riferite ad una deviazione standard σ, pari al 68% di confidenza statistica); il lievissimo incremento visibile nelle ultime tre stime più a destra è ora ben all'interno delle barre d'errore!
L'evoluzione della stima sulla distanza minima e della sua incertezza (in blu e rosso rispettivamente), riferita al primo e più ravvicinato perigeo; il riquadro in verde a sinistra è ingrandito a destra, e poi di nuovo ingrandito in basso - Data Source: NASA/JPL/SSD - Processing/plot: Marco Di Lorenzo
Attualmente, la stima fatta oltreoceano si attesta su una distanza minima dal centro della Terra di 50475,28 km, con una deviazione standard di 1,37 km; questo significa che, entro una probabilità del 90%, l'oggetto passerà a una distanza compresa tra 50473,01 e 50477,54 km alle 8:45:51 di Tempo Universale (praticamente le 9:46 in Italia), con una incertezza inferiore al minuto. Il margine superiore del grafico sulla destra (evidenziato da una linea rossa) rappresenta la stima attuale fatta invece dal sito europeo NEODyS-2, che si basa essenzialmente sulle stesse misure astrometriche interpretate però con un diverso algoritmo e senza escludere le osservazioni iniziali. Anche se, in questo caso, le limitazioni numeriche sulle tabelle fornite impediscono di conoscere il valore esatto e la relativa incertezza, essa è certamente inferiore a una decina di km e risulta quindi incompatibile con la distanza fornita da CNEOS. Questa dicotomia verrà probabilmente risolta solo quando, a breve, arriveranno le stime dirette sulla distanza tramite gli echi radar da parte dell'antenna di Goldstone; esse sono state pianificate già da tempo ma verranno eseguite solo a ridosso del massimo avvicinamento, quando la potenza del segnale riflesso sarà sufficiente per rilevarlo. Purtroppo, il radiotelescopio di Arecibo non potrà fornire il suo prezioso contributo in questo senso a causa dei noti problemi di rottura dei cavi che ne hanno recentemente decretato la cessazione definitiva delle attività.
2020 SO2 ripreso dal Virtual Telescope 6 giorni fa. - Credits: Gianluca Masi
Concludiamo accennando alla misura degli effetti non gravitazionali, ovvero dell'accelerazione esibita in direzione opposta al Sole, probabilmente dovuta alla pressione di radiazione solare. Anche questa stima è diventata molto precisa, probabilmente una delle migliori mai realizzate su un close-approacher: a una distanza di 1 Unità Astronomica dal Sole, essa corrisponde a una variazione di velocità di 3,92 (±0,06)·10-9 Unità Astronomiche al giorno per ogni giorno che passa e quindi un'accelerazione di 7,85·10-8 m/s2, piccolissima ma comunque nota con un errore relativo dell'1,5% soltanto. Questo numero permette di fare una stima di massima sulla densità superficiale dell'oggetto, in quanto sappiamo che, sempre alla distanza della Terra, la luce solare esercita una pressione pari a 4,54 µPa e quindi, dividendo per l'accelerazione, se ne deduce una massa per unità di superficie pari a circa 58 kg/m2. Questo valore decisamente basso è riferito a un oggetto che assorbe completamente la radiazione e la riemette uniformemente in tutte le direzioni come radiazione infrarossa; in effetti, questo non è un modello molto realistico nel caso di un tipico manufatto spaziale che riflette molta della luce incidente e la riemette in maniera anisotropa anche a causa della rotazione sul proprio asse, per cui; pertanto, un valore più realistico potrebbe avvicinarsi a 100 kg/m2. Si tratta in ogni caso di densità così basse da poter escludere che si tratti di un corpo pieno e di tipo roccioso, mentre sono compatibili con un oggetto metallico essenzialmente cavo all'interno. Insomma, l'accelerazione non gravitazionale è un ulteriore forte indizio del fatto che non si tratta di un piccolo asteroide ma di un detrito artificiale. Non a caso, il video qui sotto lo mostra come il secondo stadio esausto di un missile, probabilmente l'Atlas-Centaur che spinse verso la Luna la sonda Surveyor-2 nel lontano 1966.