Assomiglia ad un muro strisciante e, secondo un recente studio pubblicato sulla rivista Geophysical Research Letters, esiste almeno dal 1983.
La discontinuità taglia i cieli nuvolosi di Venere, costituiti principalmente da anidride carbonica e nuvole di acido solforico, estendendosi fino a 7.500 chilometri, attraverso l'equatore, da 30º nord a 40º sud. Ad altitudini comprese tra 47,5 e 56,5 chilometri, solca il globo verso ovest in circa 4,9 giorni a circa 328 chilometri all'ora (muovendosi molto più velocemente dei venti a questo livello atmosferico che hanno un periodo di circa 6 giorni).
Venere: il muro strisciante interrompe gli schemi nuvolosi, come si vede dall'immagine a destra.
Crediti: avier Peralta/JAXA-Planet C team
Lo studio è stato condotto dall'agenzia spaziale giapponese JAXA che per prima, attraverso le immagini in infrarosso riprese sul lato notturno del pianeta dalla sonda Akatsuki, ha individuato quella che sembrava un'onda atmosferica ma di proporzioni planetarie Molte osservazioni di follow-up sono state condotte con i telescopi terrestri e lo stesso schema è stato ritrovato anche in foto scattate in passato, passate inosservato fin dal 1983.
Mentre altre nuvole giganti sono già state osservate nell'atmosfera di Venere, come l'onda stazionaria a forma di arco lunga 10.000 chilometri, questo modello è il primo candidato per un'onda planetaria trovata a basse altitudini.
La regione profonda dell'atmosfera in cui è stata scoperta la perturbazione è responsabile del dilagante effetto serra che trattiene il calore e mantiene la superficie ad una temperatura di 465 gradi Celsius. Onde di scala planetaria come questa potrebbero aiutare a stabilire un collegamento tra la superficie e la dinamica dell'atmosfera venusiana nel suo insieme, che, in una certa misura, è ancora un mistero.
"Poiché l'interruzione non può essere osservata nelle immagini ultraviolette che svelano la sommità delle nuvole fino a circa 70 chilometri di altezza, confermare la sua natura ondulatoria è di fondamentale importanza", ha affermato Javier Peralta dell'Instituto de Astrofísica e Ciências do Espaço (Portogallo), che ha guidato la ricerca. "Avremmo finalmente trovato un'onda che trasporta quantità di moto ed energia dall'atmosfera in profondità e si dissipa prima di arrivare in cima alle nuvole. Servirebbe, quindi, a depositare quantità di moto proprio al livello in cui osserviamo i venti più veloci che generano la super rotazione atmosferica".
Tuttavia, il meccanismo che ha innescato e mantiene vivo il fenomeno nel lungo periodo, con cicli di intensità variabile, è ancora sconosciuto, nonostante le simulazioni al computer tentino di imitarlo.
Gli autori suggeriscono che il muro strisciante possa essere una manifestazione fisica di un'onda atmosferica di tipo Kelvin, che si propaga e si blocca intorno all'equatore. Queste sono una classe di onde di gravità atmosferica che si presentano quando i diversi strati di un fluido sono in moto relativo gli uni rispetto agli altri e possono interagire con altri tipi di onde atmosferiche come quelle che si verificano naturalmente a seguito della rotazione del pianeta, le onde di Rossby.