Circa 20 anni fa, i ricercatori notarono dei punti luminosi nelle immagini radar di Titano. Questi erano concentrati vicino all'equatore e, fino a quando la Cassini non arrivo nel sistema di Saturno ed iniziò a restituire dati accurati ed immagini spettacolari del pianeta e delle sue lune, si pensava fossero laghi o mari di metano ed etano. Tuttavia, la sonda mostrò che i liquidi scarseggiano in quella zona ed i principali bacini sono concentrati ai poli. 
Ora, in un nuovo studio pubblicato su Nature, i ricercatori hanno deciso di tornare ad analizzare quei vecchi dati per trovare una spiegazione.

Dopo aver raccolto tutti tutte le informazioni legate a questi spot, chiamati Anomalously Specular Radar Reflections (ASRR), dagli osservatori terresti, come Arecibo ed il Green Bank Telescope, confrontati con i dati rilevati dalla sonda Cassini, hanno stabilito tre possibili spiegazioni. I punti luminosi potevano essere fondali di bacini prosciugati, precipitazioni fisse o dune. La pioggia è stata scartata perché è stata osservata solo due volte su Titano per cui sarebbe improbabile l'apparizione frequente di grandi pozzanghere. Ed anche le dune sono state escluse perché sappiamo che sulla luna di Saturno possono formarsi solo in alcuni luoghi. I letti asciutti di mari è grandi laghi appare dunque la conclusione più logica. Se così fosse, i futuri studi dovranno scoprire dove sia finito il liquido che una volta li riempiva.

Vulcani su Titano - Crediti: Brigham Young UniversityUn secondo articolo, suggerisce invece che le caratteristiche simili a vulcani, fotografate dalla Cassini nelle regioni polari della luna, sarebbero la prova che fenomeni eruttivi possono verificarsi anche oggi su Titano.
Secondo i ricercatori i crolli nidificati, gli alti bastioni, gli aloni e le isole indicano che le piccole ed abbondanti depressioni osservate nella regione polare settentrionale della luna di Saturno si sono formate dal collasso di crateri vulcanici,
"La stretta associazione dei crateri vulcanici proposti con i laghi polari è coerente con un'origine vulcanica attraverso eruzioni esplosive seguite da un collasso, come le caldere", ha detto Charles A. Wood, co-autore del documento.
"L'apparente freschezza di alcuni crateri potrebbe significare che il vulcanismo è stato attivo recentemente su Titano o addirittura continua ancora oggi". Nello studio "dimostriamo anche che ci sono prove di un calore interno che si manifesta in superficie con crio-vulcani, prodotti dalla fusione della crosta di ghiaccio d'acqua", ha continuato Wood, "Queste caratteristiche sono approssimativamente rotonde, con bordi rialzati, e talvolta si sovrappongono. Sono coerenti con le forme create dal vulcanesimo terrestre o su Marte, formate da esplosioni, scavi e collassi".