Le prime immagini del polo nord di Saturno risalgono al 1981, catturate dalla sonda Voyager 2 la quale, tuttavia, non seguiva una geometria orbitale tale da riuscire ad ottenere viste dettagliate. Praticamente, tutto quello che sappiamo sulla strana formazione atmosferica è merito della Cassini che ha esplorato il pianeta e le sue lune per 13 anni,

Quando la sonda arrivò nel sistema di Saturno nel 2004, l'emisfero settentrionale era avvolto nell'inverno e si dovette aspettare l'equinozio del 2009 per poter fotografare l'esagono nella luce visibile.
In sostanza, si tratta di un enorme vortice inscritto in un modello meteorologico dalla forma esagonale. Gli studi suggeriscono che si tratta di un fenomeno simile agli uragani terrestri ma a differenza di questi, che si muovono, quello di Saturno rimane confinato sul polo del pianeta e stabile nel tempo. (ne ho parlato approfonditamente nel mio libro "Con la Cassini-Huygens nel sistema di Saturno"). Tuttavia, la forma esagonale e la sua persistenza rimangono un po' un mistero e gli scienziati ne hanno discusso l'origine per anni. Fondamentalmente si sono divisi in due schieramenti: quelli che credono sia un fenomeno superficiale, quelli che credono sia un fenomeno profondo.

Nel nuovo documento, pubblicato su "Proceedings of the National Academy of Sciences", i ricercatori dell'Università di Harvard hanno cercato di sciogliere i dubbi ricostruendo una simulazione 3D, basata principalmente sulla grande mole di dati rilevati dalla Cassini.

Quattro sezioni verticali dell'esagono di Saturno

Quattro sezioni verticali dell'esagono di Saturno: A è in basso, D in cima.

Nel modello (il video in fondo al post) bande alternate di venti verso est e verso ovest e forti correnti a getto disegnano la meteorologia del pianeta. Quando ci si avvicina al polo, si producono alcuni vortici (probabilmente non solo altro che le bande equatoriali che cambiano forma man mano che si avvicinano al nord). Una profonda convezione termica negli strati più esterni, porterebbe alla formazione di tre grandi cicloni vicino al polo ed un getto in movimento verso est con schema poligonale (se c'è convezione vuol dire che il gas più caldo e meno denso sale verso alto, diventando anche più veloce e quindi turbolento). Quando i cicloni toccano il getto, questi si combinano insieme per creare la forma esagonale del vortice centrale, che ruota in una direzione opposta rispetto a dei vortici più piccoli. In base alla simulazione, l'esagono sarebbe profondo migliaia di chilometri..