Oltre un anno fa, precisamente il 1° gennaio 2019, la sonda New Horizons ha sorvolato l'antico oggetto KBO inizialmente battezzato 2014 MU6, divenuto poi Ultima Thule e infine Arrokoth. Questa visita fugace ma prolifica ha consentito un significativo progresso nella comprensione di come si sono formati i pianeti, ad opera di oltre 200 ricercatori che ha riportato questi risultati in tre articoli sulla rivista Science e durante una conferenza stampa il 13 febbraio, presso la riunione annuale dell'"American Association for the Advancement of Science" a Seattle.
"Arrokoth è l'oggetto più distante, più primitivo e incontaminato mai esplorato da vicino, quindi sapevamo che avrebbe avuto una storia unica da raccontare", ha affermato Alan Stern, investigatore principale di New Horizons, del Southwest Research Institute di Boulder, Colorado.
Le prime immagini post-flyby trasmesse da New Horizons hanno mostrato che Arrokoth è costituito da due lobi collegati, una superficie liscia e una composizione uniforme, probabilmente incontaminata e primordiale. Nei mesi seguenti, lavorando con dati a risoluzione sempre più elevata e con sofisticate simulazioni al computer, il team della missione ha realizzato un quadro di come Arrokoth deve essersi formato. La loro analisi indica che i lobi di questo oggetto a "contatto binario" erano un tempo corpi separati che si formarono vicini tra loro e con una bassa velocità relativa; essi cominciarono ad orbitare l'uno intorno all'altro e successivamente si sarebbero uniti delicatamente per creare l'oggetto lungo 35 km. Questo favorisce l'idea che Arrokoth si sia formato direttamente dal collasso gravitazionale di una nuvola di particelle solide nella nebulosa solare primordiale, piuttosto che da un accrescimento gerarchico che parte dalla formazione di nuclei di polvere fino a planetesimi sempre più grandi.
Animazione che mostra l'aspetto tridimensionale di Arrokoth, fotografato da angolazioni differenti. - Credits: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Southwest Research Institute/Roman Tkachenko - Processing: Marco Di Lorenzo
"Proprio come i fossili ci raccontano come si sono evolute le specie sulla Terra, i planetesimi ci raccontano come i pianeti si sono formati nello spazio", ha affermato William McKinnon, co-investigatore di New Horizons e autore principale dell'articolo su Science di questa settimana. "Arrokoth sembra non essersi formato attraverso collisioni violente, ma in una danza più intricata in cui i suoi costituenti hanno lentamente orbitato tra loro prima di riunirsi."
Altre due importanti prove supportano questa conclusione. Il colore e la composizione uniformi della superficie di Arrokoth mostrano che il KBO si sia formato da materiale circostante, come prevedono i modelli di collasso della nuvola locale, piuttosto che un miscuglio di materia proveniente da parti più separate della nebulosa, come potrebbero prevedere i modelli gerarchici. Le forme appiattite di ciascuno dei lobi di Arrokoth, così come il notevole allineamento dei loro poli ed equatori (figura in apertura), indicano una fusione più ordinata da una nuvola in collasso. Inoltre, la superficie liscia e leggermente craterizzata di Arrokoth indica che il suo aspetto è rimasto ben conservata dalla fine dell'era della formazione del pianeta.
Gli ultimi articoli forniscono nell'insieme un quadro molto più completo su Arrokoth perchè si basano su una quantità di dati 10 volte superiore a quella del precedente resoconto di Maggio.
Immagine a colori processata per mostrare minime differenze di albedo - Credits: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Southwest Research Institute/Roman Tkachenko - Processing: Marco Di Lorenzo
Adesso che il download di quei dati è praticamente completo, New Horizons continua a effettuare nuove osservazioni remote su altri oggetti della fascia di Kuiper, rilevandone la curva di luce per dedurne rotazione e forma. La sonda continua anche a mappare la radiazione cosmica e l'ambiente di polvere nella fascia di Kuiper e, quest'estate, il team inizierà a utilizzare grandi telescopi a terra per cercare nuovi KBO che potrebbero diventare un possibile obiettivo per un flyby finale, se il tempo e il carburante a disposizione consentiranno la necessaria correzione di rotta.
Immagini di Proxima Centauri (a sinistra) e Wolf-359 (a destra) riprese da un telescopio terrestre a fine 2019; i cerchietti verdi ne indicano le posizioni che dovrebbero occupare nelle immagini di NH tra un mese. - Credit: William Keel/University of Alabama/SARA Observatory - Processing: Marco Di Lorenzo
Infine, è stata lanciata una simpatica iniziativa per incoraggiare gli astrofili di tutto il mondo a fotografare, il 22 e 23 aprile prossimo, due nane rosse a noi vicine: Wolf-359 e la celebre Proxima Centauri. In quella data, infatti, anche New Horizons le fotograferà e questo permetterà di realizzare la misura di parallasse con la più ampia base mai utilizzata: quasi 8 miliardi di km! Questo permetterà di misurare una parallasse stellare ben superiore ad 1 secondo d'arco, cosa mai avvenuta nella storia. Come sarebbe bello fare queste misure normalmente da una posizione così remota, utilizzando però uno strumento dedicato e ad alta precisione come il satellite Gaia!
La sonda New Horizons è adesso a 7,1 miliardi di chilometri dalla Terra, funziona normalmente e viaggia attraverso la fascia di Kuiper a circa 50400 chilometri all'ora.
Posizione e traiettoria attuali di NH. - Source: NASA/JPL/APL/SwRI - Processing: Marco Di Lorenzo
Riferimenti:
http://pluto.jhuapl.edu/News-Center/News-Article.php?page=20190516
http://pluto.jhuapl.edu/News-Center/News-Article.php?page=20200129