Modificati alcuni valori (evidenziati in rosso) sulla base delle nuove effemeridi pubblicate il 23 dicembre, significativamente più precise delle precedenti.
Al "giro di boa" della 2I/Borisov avevamo dedicato una "Immagine del giorno" lo scorso 8 dicembre, quando la cometa interstellare giunse al perielio; adesso, sulla base delle ultime "effemeridi" calcolate ieri, sappiamo che l'evento si è verificato alle ore 13:29:31 di Tempo Universale, a una distanza di 300190110 km dal centro del Sole e ad una velocità relativa di ben 43890,8 m/s (circa 158007 km/h); va detto che questi valori sono in realtà ancora piuttosto incerti, come vedremo tra poco.
Le ultime effemeridi sono state calcolate sulla base di 1146 osservazioni astrometriche, su un intervallo di tempo che, per la prima volta, ha superato la lunghezza di un anno (per la precisione 374 giorni, dal 13/12/18 al 22/12/19). L'evoluzione del numero di osservazioni e del livello di accuratezza della cosiddetta "orbita osculatrice" è mostrato dai seguenti grafici aggiornati e va rimarcato il fatto che, curiosamente, il Minor Planet Center dell'Unione Astronomica Internazionale non ha più aggiornato l'orbita, da ormai un mese a questa parte.
In alto a sinistra il numero di osservazioni utilizzate nel determinare l'orbita da parte del JPL/SDSS (in blu) e da parte di IAU/MPEC (in rosso); a destra, il valore dell'ecceitricità con le fasce di incertezza e, in basso, analoghi grafici sul momento del perielio e sulla inclinazione orbitale - Source: JPL/IAU - Data processing/plots: Marco Di Lorenzo.
Sulla base delle effemeridi appena pubblicate dal JPL, risulta che i termini "non gravitazionali" dovuti all'azione dei gas emessi sul moto della cometa sono piccoli ed ancora piuttosto incerti; in effetti, le componenti radiale e trasversale di tali accelerazioni sono ancora decisamente "ballerine" e poco sicure dato che il loro valore stimato è comparabile con l'incertezza (il cosiddetto valore "1 sigma"); soltanto la componente "normale" al piano dell'orbita è nota con una incertezza minore, anche se ancora elevata, ed ammonta a (-11,8±1,8)·10-8 unità astronomiche al giorno per giorno, dunque una variazione di velocità minuscola di circa 1 m/s ogni 5 giorni; le tre componenti non gravitazionali, se sommate vettorialmente, ammontano a circa 1,3·10-7 au/giorno ogni giorno e, naturalmente, andranno tutte a scemare ora che la cometa si sta allontanando dal Sole. Per effetto di queste spinte non gravitazionali, si stima che la cometa lascerà il sistema solare con una velocità quasi 18 m/s più bassa di quella con cui è arrivata; più precisamente, la velocità di arrivo era di 32305,0 m/s e quella di uscita sarà 32287,2 m/s; tuttavia, ancora una volta, questi sono valori nominali e l'incertezza sul primo valore è 0,8 m/s mentre quella sulla velocità finale è 1,1 m/s, con un livello di confidenza del 90%. La situazione migliorerà decisamente quando avremo molte più osservazioni nella fase post-perielio, tra qualche mese.
Passando agli ultimi sviluppi, non possiamo esimerci dal commentare le nuove immagini riprese dal telescopio spaziale Hubble e mostrate in apertura. Quella a sinistra, ripresa un mese fa, mostra la cometa molto vicina ad una galassia sullo sfondo, denominata 2MASX J10500165-0152029; la diversa colorazione dei due oggetti è artificiale e non reale, al solo scopo di distinguerli meglio; all'epoca, Borisov distava 330 milioni di km dalla Terra. La seconda immagine è stata invece ripresa poco dopo il perielio ma la cometa non mostra grandi differenze rispetto a 23 giorni prima, a parte un lieve aumento di dimensioni apparenti (la distanza da noi era scesa a meno di 298 milioni di km) e di luminosità.
Peraltro, analizzando queste immagini, è stato possibile ricavare quello che finora è il limite superiore più stringente sulle dimensioni effettive del nucleo cometario e il risultato è alquanto sorprendente. Come ha spiegato David Jewitt, professore di scienze planetarie e astronomia dell'UCLA, "Sorprendentemente, le nostre immagini di Hubble mostrano che il suo nucleo è più di 15 volte più piccolo di quanto suggerito dalle precedenti indagini, inferiore a mezzo chilometro. Conoscere le dimensioni è potenzialmente utile per iniziare a stimare quanto siano comuni tali oggetti nel sistema solare e nella nostra galassia. Borisov è la prima cometa interstellare conosciuta e vorremmo sapere quante altre ce ne sono".
Riferimenti:
https://www.nasa.gov/feature/goddard/2019/interstellar-comet-2iborisov-swings-past-sun/