Tau Ceti - pianeta extrasolare

Credit: J. Pinfield for the RoPACS network at the University of Hertfordshire, 2012

Tau Ceti, la stella simile al nostro Sole a soli 12 anni luce dalla Terra, da sempre stata al centro della fantascienza, da Asimov a Star Trek, ospiterebbe cinque pianeti di cui uno in grado di sostenere la vita come la conosciamo.

Il pianeta individuato sembra orbitare nella cosiddetta fascia abitabile, ossia ad una distanza dalla sua stella tale per cui potrebbe esistere acqua allo stato liquido sulla sua superficie.

Con una massa pari a 4,3 volte quella terrestre, questo pianeta sarebbe anche il più piccolo mai individuato nella zona abitabile di una stella tipo il Sole.

"Questa scoperta è in linea con la nostra visione recente che quasi ogni stella ha pianeti e che la galassia deve averne molti potenzialmente abitabili delle dimensioni della Terra", ha detto il co-autore dello studio Steve Vogt dell'University of California a Santa Cruz, in un comunicato. "Sono praticamente ovunque".

I cinque pianeti candidati sono tutti relativamente piccoli, con masse minime da 2 a 6,6 volte quella terrestre.

Il possibile mondo abitabile, HD 10700e, compie un'orbita intorno a Tau Ceti ogni 168 giorni ma è improbabile che sia un pianeta roccioso come la Terra hanno detto i ricercatori.
"Potrebbe essere un mondo d'acqua ma al momento nessuno lo sa", ha specificato l'autore dello studio Mikko Tuomi, dell'University of Hertfordshire in Inghilterra.

Tau Ceti è leggermente più piccola e meno luminosa del nostro Sole. Si trova a circa 12 anni luce nella costellazione Cetus (Balena) ed è visibile ad occhio nudo nel cielo notturno.
Gli astronomi hanno cercato a lungo pianeti alieni nel suo sistema ma solo con le nuove tecniche, i ricercatori sono stati in grado di isolare cinque segnali positivi per possibili corpi planetari, tra una montagna di rumore di fondo.

Tuomi e il suo team hanno analizzato oltre 6.000 osservazioni di Tau Ceti effettuate con tre diversi spettrografi, rilevando le piccole oscillazioni gravitazionali che i corpi in orbita inducono sulla loro stella madre.
Hanno utilizzato il High Accuracy Radial velocity Planet Searcher (HARPS) sul telescopio European Southern Observatory (ESO) di 3,6 metri a La Sila in Cile; l'University College London Echelle Spectrograph (UCLES) sull'Anglo-Australian Telescope a Siding Spring, Australia e il High Resolution Echelle Spectrometer, o HIRES, di 10 metri sul Keck Telescope a Mauna Kea nelle Hawaii.

Aggiungendo nuovi metodi di elaborazione, il team è riuscito ad individuare cinque segnali tra il rumore prodotto dall'attività stellare e da altri fattori.

I cinque pianeti rimangono però, ancora, solo dei possibili candidati, fino a quando ulteriori osservazioni non li confermeranno ufficialmente.

"Sono molto fiducioso che tre segnali siano davvero li ma non posso essere così sicuro che siano di origine planetaria o siano alcuni artefatti di un modello insufficiente per il rumore o attività stellare e/o cicli magnetici a questo stadio", ha detto Tuomi riferendosi ai potenziali pianeti con periodo orbitale da 14,35 a 94 giorni.

"La situazione è ancora peggiore per il possibile candidato nella zona abitabile perché l'esistenza stessa di tale segnale è incerta ma secondo i nostri criteri di riconoscimento il segnale c'è e non si può escludere la possibilità che si tratti proprio di un'origine planetaria".

Se questi pianeti saranno confermati, la loro vicinanza li renderebbe un target sicuro per i prossimi studi ma il primato del pianeta extrasolare più vicino, spetterebbe ancora a Alpha Centauri Bb, recentemente individuato a soli 4,3 anni luce da noi.

Il nuovo studio è stato pubblicato sulla rivista Astronomy & Astrophysics.