Devo essere sincera. Qualche giorno fa, quando ho sentito parlare di un vasto oceano sul Marte primordiale, ho pensato dentro di me "ci risiamo, la solita storia" ed ho deciso di lasciare questo argomento da parte, per dare spazio ad altre notizie.
Ma proviamo a vedere insieme di cosa si tratta.
Gli scienziati hanno scoperto che la jarosite distrugge i composti organici quando viene riscaldata.
Di per sé questa notizia potrebbe sembrare poco rilevante e soprattutto riservata ad un pubblico ristretto ma vale la pena ricordare che questo minerale, un solfato di ferro, è molto diffuso su Marte ed è stato individuato più volte da Curiosity nei campioni prelevati, come quello proveniente dall'ultimo drill su Mojave2, ad esempio.
Una nuova simulazione dimostra che, molto tempo fa, un corpo delle dimensioni della Luna deve aver colpito il polo sud di Marte generano le notevoli differenze tra i due emisferi che osserviamo oggi.
Nonostante ormai ci appaia molto familiare, grazie alle immagini inviate a Terra dalle sonde e dai rover, Marte è un pianeta duro ed ostile per i futuri esploratori. Ora però, un team di studenti tedeschi, dell'University of Applied Science e della Technical University, entrambe di Darmstadt, è deciso a compiere il primo passo per la terraformazione, inviando cianobatteri sul Pianeta Rosso per generare ossigeno dall'anidride carbonica (circa il 96%).
Nonostante ancora si discuta sulle origini, l'abbondanza e la storia dell'acqua su Marte, la NASA ed un team internazionale di scienziati planetari hanno trovato le prove di un serbatoio globale di acqua o di ghiaccio sepolto vicino alla superficie.
Il 2014 sta per finire ed anche per la scienza è tempo di tirar le somme. In questo periodo a San Francisco si sta svolgendo l'AGU (American Geophysical Union) Fall Meeting, il consueto incontro annuale durante il quale gli scienziati presentano gli ultimi risultati. Per cui, preparatevi, i prossimi giorni saranno ricchi di novità e molti nuovi documenti verranno alla luce. Iniziamo da Curiosity, che ha rilevato picchi di metano nel cratere Gale ed altre molecole organiche nei campioni di roccia marziana prelevati con braccio robotico.
Un team internazionale di ricercatori, della Cina, del Giappone e della Germania, insieme ad un gruppo dell'École Polytechnique Fédérale de Lausanne (EFL), ha pubblicato un articolo sulla rivista scientifica Meteoritics e Scienze Planetarie che riaccende per l'ennesima volta un annoso dibattito: Marte ha ospitato e/o ospita ancora la vita?
Una nuova struttura ovoidale ricca di minerali è stata scoperta all'interno del meteorite marziano Nakhla, caduto in Egitto il 28 giugno 1911.
La strana formazione assomiglia ad una cella microbica ma, nonostante abbia un aspetto intrigante, si è probabilmente formata a seguito di un processo geologico piuttosto che biologico e testimonia un impatto shock nel passato di Marte che avrebbe causato lo scioglimento del permafrost e la miscelazione tra i fluidi di superficie e il sottosuolo.
Una nuova mappa incredibilmente dettagliata mostra come gli altopiani meridionali di Marte furono modellati dall'acqua.
Lo studio riguarda un'area che va da 27,5 a 42,5 gradi di latitudine sud e da 110 a 115 gradi di longitudine est ed è stato realizzato da David Crown, del Scienze Planetarie Institute (PSI) di Tucson, in Arizona, e dal suo collega del PSI Scott Mest e pubblicato dall'United States Geological Survey (USGS).
La fotocamera ad alta risoluzione Experiment High Resolution Imaging Science (HiRISE) a bordo della sonda della NASA Mars Reconnaissance Orbiter (MRO) ha ripreso diverse volte quelle che potrebbero essere le tracce di un liquido in grado scorrere oggi sulla superficie di Marte per brevi periodi. Studi precedenti avevano associato alcuni comportamenti dei terreni terrestri più difficili al suolo ed alle condizioni ambientali marziane. Noi abbiamo scritto molte volte che anche nella storia delle immagini raw dei rover sembrano esserci le tracce di saltuari episodi di acqua in superficie, a seconda delle stagioni.
La pubblicazione ripercorre le gesta della missione interplanetaria NASA / ESA / ASI Cassini–Huygens, che esplorò Saturno e le sue lune dal 2004 al 2017. Le principali fasi del progetto, del lungo viaggio durato sette anni e della missione ultradecennale sono raccontate con semplicità e passione allo scopo di divulgare e ricordare una delle imprese spaziali robotiche più affascinanti ideate dall’uomo. Le meravigliose foto scattate dalla sonda nel sistema di Saturno, elaborate e processate dall’autrice, sono parte centrale della narrazione. Immagini uniche che hanno reso popolare e familiare un angolo remoto del nostro Sistema Solare. 244 pagine.