Lo studio, intitolato "The First Interstellar Astronauts Will Not Be Human", è stato condotto da ricercatori dell'UC Santa Barbara, dell'UCLA Health Center, dell'Università della Florida e della Ruhr-University Bochum.
Il documento ipotizza che il programma Starlight della NASA potrebbe utilizzare microrganismi tolleranti alle radiazioni capaci di criptobiosi, come i simpatici "orsi d'acqua", noti per le loro capacità di sopravvivere in ambienti estremi.
Vele interstellari e Orsi d'Acqua astronauti
Il programma Starlight noto anche come DEEP-IN (Directed Energy Propulsion for Interstellar Exploration) e DEIS (Directed Energy Interstellar Studies), è stato fondato nel 2009 dal NASA Space Grant Consortium con il finanziamento della NASA Innovative Advanced Concepts (NIAC). Ha l'obiettivo di utilizzare l'energia diretta su larga scala per spingere piccoli veicoli spaziali a velocità relativistiche per consentire le prime missioni interstellari dell'umanità.
Negli ultimi anni, l'idea di utilizzare vele leggere e la Directed Energy Propulsion (DEP) per le missioni interstellari è stata ampiamente studiata. Ne è un esempio il Breakthrough Starshot che sta progettando un modo per raggiungere Alpha Centauri in circa 20 anni. “Attualmente, la maggior parte della tecnologia di propulsione spaziale si basa sul propellente a bordo, che si tratti di propulsione chimica o ionica", ha speigato Stephen Lantin, autore principale del nuovo studio. Tuttavia, il propellente a bordo è finito, il che limita la velocità massima di un veicolo spaziale. Pertanto, possono volerci decenni o più prima che una navicella raggiunga lo spazio interstellare. Al contrario, lo slancio impartito alle vele laser è limitato solo dall'energia fornita a un laser, che è separato dal veicolo spaziale". Per questo le vele solari sono un'opzione molto interessante per esplorare esopianeti lontani. Alpha Centauri, che è il sistema stellare più vcino al Sole, sarebbe una delle mete più ambite.
Gli astronomi stanno cercando di determinare da tempo se le due stelle principali del sistema (Alpha Centauri A e B) hanno dei pianeti in orbita. Inoltre, la terza stella, Proxima Centauri ospita i due esopianeti conosciuti più vicini alla Terra, uno dei quali risiede nella zona abitabile della propria stella (per un approfondimento, si veda il mio articolo su OggiScienza).
Tuttavia, Lantin e colleghi sottolineano che una missione di questo tipo nello spazio profondo avrebbe anche il potenziale per testare gli effetti delle radiazioni e le condizioni estreme del mezzo interstellare sugli esseri viventi.
Ad esempio, il team ha preso in considerazione i tardigradi detti anche "orsi d'acqua" che ultimamente sono diventati il fulcro di molte ricerche spaziali.
Queste creature sono invertebrati resistenti e minuscoli: misurano 0,5 millimetri di lunghezza e hanno otto piedi con artigli e ventose. Possono trovarsi tipicamente in muschi e licheni, dove si nutrono di cellule vegetali, alghe e altri piccoli animaletti, ma possono adattarsi in qualsiasi biosfera del pianeta, dalle cime delle montagne e dalle calotte glaciali alle foreste pluviali tropicali fino alle fosse profonde.
Ciò che li rende particolarmente interessanti per la ricerca spaziale è la loro resistenza a temperature estreme, pressioni estreme, radiazioni, disidratazione, fame e persino al vuoto dello spazio, dove sono anche riusciti a riprodursi.
Con questi esperimenti si potrebbe anche esplorare se i batteri e le forme di vita semplici possono sopravvivere al viaggio attraverso lo spazio interstellare e seminare la vita in altri mondi.
"Al di là della ricerca biologica, possiamo dare più credito a una diversa ipotesi di panspermia?", si chiede Linton.
Un'idea futuribile ma ancora prematura
Naturalmente, ci sono una serie di sfide, soprattutto tecnologiche, che devono ancora essere superate prima che una missione di questo tipo possa essere organizzata.
"Le sfide principali riguardano la maturazione della tecnologia laser che richiede (per brevi periodi) da megawatt a gigawatt di energia", ha affermato Linton. “Per questo motivo, le missioni interstellari che utilizzano vele laser non sono ancora pronte per il lancio; sono all'orizzonte e ci avviciniamo ogni giorno di più".