Anche se ad un ritmo rallentato rispetto a quanto eravamo stati abituati a vedere nei mesi passati, i lavori a StarBase Texas progrediscono inesorabilmente verso la realizzazione del progetto più innovativo e rivoluzionario in campo areospaziale.
Quaranta giorni fa abbiamo raccontato dell'installazione sulla Torre Orbitale del "Quick Disconnect Arm", una braccio meccanico mobile che dovrà garantire la stabilità dello Starship sulla piattaforma di lancio e che approvvigionerà di carburante il secondo stadio orbitale. Il 23 Settembre, come si vede qui sotto, è stata aggiunta una estensione articolata a questo braccio, dotata di due "pinze" con cui afferrare il veicolo.
Installazione del "QD extention" - Credits: Nic Ansuini/NASAspaceflight.com
Vista aerea del QD arm - Credits: RGV aerial
Nei giorni scorsi, questa struttura, che deve essere ancora completata in alcune sue parti, è stata messa in movimento facendola ruotare attorno alle due articolazioni, quella che la tiene ancorata alla torre OLIT e nel giunto dell'estensione o "piattaforma". Il secondo di questi movimenti è illustrato nella porzione destra del seguente schema, non ufficiale ma abbastanza accurato.
Credits: Lunar Caveman
Arriviamo così agli ultimi giorni, in cui abbiamo assistito alla installazione di due strutture di supporto ai piedi della Torre Orbitale (ponti in acciaio riconoscibili dal colore rosso); pochi giorni dopo, sul più alto di essi, la grande gru "Kong" ha appoggiato la struttura "carriage", una sorta di intelaiatura destinata a scorrere verticalmente, rimanendo ancorata a tre dei quattro tralicci della torre, su apposite rotaie. In questo momento, a questa sorta di montacarichi viene ancorato il primo di due enormi ponti rotanti, detti "chopsticks" (bacchette) orizzontali, su cui sono destinati a posarsi il primo e il secondo stadio di Starship. Lo schema qui sopra, nella porzione sinistra, mostra appunto la struttura di questo gigantesco sistema di "catch" che, a dire il vero, appare un po' sbilanciata, con i due chopsticks decisamente imponenti e massicci mentre il "carriage" sembra esile e leggero.
Ricordiamoci che, in occasione del primo lancio inaugurale, questo sistema di "presa al volo" non verrà utilizzato perchè il rientro di entrambi "a perdere" gli stadi avverrà in mare aperto, date le grosse incertezze legate a operazioni mai tentate prima. Peraltro, c'è il sospetto che tale volo non venga nemmeno realmente compiuto dai due prototipi S20 e B4, che a questo punto verrebbero utilizzati solo per i test a terra, mentre l'onore andrebbe a S21 e B5, che sono già in fase avanzata di assemblaggio nella "construction area". In effetti, come si vede qui sotto, la copertura termica sul "naso" di S21 è già a un ottimo punto!
Il "nosecone" di S21, dentro un hangar, viene ricoperto di tegole termiche - Credits: NASAspaceflight