Encelado, Europa, Titano potrebbero essere solo la punta dell'iceberg dei mondi con oceani sotterranei nel nostro quartiere spaziale perché, nonostante la distanza dal Sole, anche le lune di Urano, Miranda, Ariel e Umbriel, potrebbero potenzialmente avere acqua sotto la superficie ghiacciata. Inoltre, Urano è unico nel Sistema Solare. Ruota attorno ad un asse quasi parallelo al piano dell'ecclittica esponendo al Sole i poli anziché l'equatore ed il suo campo magnetico non è simmetrico ma inclinato di 59° rispetto all'asse di rotazione del pianeta. E il centro del campo è spostato rispetto al centro del pianeta stesso. Quando le lune lo attraversano percorrendo le loro orbite, sono soggette a campi magnetici variabili. I dati di risposta potrebbero indicare agli scienziati la presenza di oceani sotterranei, consentendo di determinare addirittura la profondità, lo spessore e la salinità. Ma semplicemente, finora, nessuno strumento è stato in grado di rilevarli.

Alcune lune hanno già caratteristiche che indicano possibili mari sommersi. Miranda ha le "coronae", creste a forma poligonale che sembrano generate da un qualche tipo di attività geologica. Inoltre, mentre alcuni modelli mostrano che qualsiasi oceano esistente su Miranda si sarebbe congelato molto tempo fa, ci sono indizi sulla presenza di clatrati volatili, un tipo di sostanza chimica che rende più difficile la formazione del ghiaccio, ritardando il processo di congelamento.

 

Una missione per Urano

Indipendentemente dal fatto che ci siano o meno degli oceani sotto la superficie di una qualsiasi delle lune di Urano, il sistema merita comunque una nuova occhiata, visitato finora solo dalla sonda Voyager 2 che aveva effettuato un fly-by attorno al pianeta il 24 gennaio 1986, ad una distanza di circa 81500 chilometri. Ora, l'unica finestra utile per pianificare una missione nei prossimi 25 anni, si aprirà alla fine di questa decade. L'eventuale sonda impiegherebbe poi un'altra decina di anni per arrivare a destinazione.

Il Dr. Cochrane ed il suo team hanno ridotto in modo significativo il lavoro di pre-analisi con questo nuovo documento.
Così come la missione Galileo su Giove aveva scoperto le firme magnetiche associate agli oceani nascosti sotto la superficie sulle lune Europa e Callisto usando il fenomeno dell'induzione magnetica, gli scienziati ritengono che i giganti di ghiaccio siano dei laboratori ideali per questo tipo di studi. "Questi campi magnetici indotti provengono da strati elettricamente conduttivi all'interno delle lune e sono guidati dal forte campo magnetico variabile nel tempo su Giove", scrivono gli autori. Ma "sia Urano che Nettuno hanno un asse magnetico fortemente inclinato rispetto al loro asse di rotazione, creando un ambiente di campo magnetico dinamico e fortemente variabile alle orbite delle loro lune principali". Tuttavia "sebbene Voyager 2 abbia visitato i giganti di ghiaccio negli anni '80, non è passata abbastanza vicino a nessuna delle lune per rilevare le firme di induzione magnetica". La ricerca ha perciò valutato l'induzione magnetica come tecnica per studiare gli oceani sotto la superficie delle principali lune di Urano stabilendo anche la capacità di distiguere diverse risposte legate allo spessore dell'oceano, alla conduttività e alla profondità, nonché l'identificazione di qualsiasi disturbo riconducibile alla conduttanza ionosferica. Lo studio dimostra come tutto questo possa essere realizzato con un singolo passaggio.

Ad ogni modo, anche con un rapporto aggiornato come questo ed la convenienza costi-efficacia che ci sarebbe con una singola missione di tipo fly-by, al momento le Agenzie non sembrano interessate ad inviare una missione nel sistema di Urano e, pertanto, non esistono piani concreti per la prossima finestra di lancio.