Un razzo Sojuz ha lanciato lunedì in orbita 38 satelliti da 18 paesi, incluso il satellite di telerilevamento CAS500-1 della Corea del Sud, nella prima missione di rideshare interamente commerciale che GK Launch Services ha organizzato senza che vi fosse nessun satellite del governo russo a bordo. In un live streaming di YouTube, il vettore Sojuz-2.1a a tre stadi, alimentati a cherosene ed ossigeno liquido - dipinto in blu e bianco per commemorare l'imminente 60esimo anniversario del primo volo spaziale umano – si è acceso sotto la pioggia del centro spaziale russo di Baikonur in Kazakistan alle 11:07 ora locale (le 08:07 italiane). Il lancio è avvenuto due giorni dopo quanto previsto inizialmente a causa di un problema rilevato nello stadio superiore del razzo. Il livestream ha mostrato il razzo che si infilava in una nuvola pochi secondi dopo il decollo e scompariva dallo schermo. Secondo un comunicato stampa di Roscomos il satellite CAS500-1 da 500 chilogrammi, il carico utile principale della missione, si è separato dallo stadio superiore Fregat del razzo intorno alle 3:10 EDT (le 9:10 italiane). Dopo altri due riavvii dello stadio superiore Fregat, il primo lotto di carichi utili secondari - quattro satelliti di telerilevamento GRUS (1B, 1D, 1C ed 1E) per Axelspace Corp. con sede a Tokyo - è stato rilasciato tra le 4:35 e le 4:37 a.m. EDT (fra le 10:35 e le 10:37 italiane). Secondo Roscosmos, il distacco dei restanti carichi secondari è iniziato alle 6:13 e si è concluso alle 6:43 a.m. EDT (fra le 12:13 e 12:43 italiane) in seguito a due ulteriori accensioni dello stadio superiore. “Tutti i veicoli spaziali sono rilasciati! Siamo in attesa della conferma da parte dei clienti di aver stabilito un contatto con il veicolo spaziale. Tornerò con i dettagli!" ha pubblicato la GK Launch Services alle 8:00 a.m. EDT (le 14 italiane) su Twitter.

gk sojuz21a payload 22032021

La computer grafica del secondo stadio e dello stadio superiore Fregat del Sojuz 2.1a con alla sommità i 38 satelliti. Credit: GK Launch Services

L'Istituto di Ricerca Aerospaziale della Corea (Korea Aerospace Research Institute - KARI), che ha sviluppato il passeggero principale della missione, il CAS500-1, ha confermato in una dichiarazione che il satellite ha raggiunto la sua orbita prevista, compresa tra 484 e 508 chilometri sopra la Terra, e ha trasmesso i suoi primi segnali meno di due ore dopo il decollo. KARI ha dichiarato che il satellite fornirà immagini di osservazione della Terra ad alta risoluzione a partire da ottobre dopo aver completato sei mesi di test in orbita. Il CAS500-1 della Corea del Sud, è il primo di due veicoli spaziali Compact Advanced Satellite 500 della KARI, classe da 500 chilogrammi. Il contratto di lancio con la GK Launch Services venne stilato nel 2017. Il satellite è progettato per funzionare su un'orbita solare sincrona allo scopo di monitorare fattorie, foreste e risorse idriche grazie allo strumento elettro-ottico con risoluzione di mezzo metro e due metri di risoluzione pancromatica e multispettrale. Tra il secondo gruppo di carichi secondari c'era la missione ELSA-d di Astroscale con sede a Tokyo. Abbreviazione di End-of-Life Services by Astroscale-dimostration, una coppia di veicoli spaziali ELSA-d eseguirà il primo test del Giappone sulle tecnologie chiave per rimuovere la spazzatura spaziale dall'orbita. Astroscale conta, con la missione ELSA-d, di spingere le politiche governative in tutto il mondo ad affrontare il problema dei detriti orbitali e guidare il business case per i relativi servizi in orbita. A bordo del Sojuz c'era anche il primo nanosatellite per Sateliot, una startup spagnola della 'Internet delle cose' che mira a distribuire una costellazione di tali satelliti in orbita terrestre bassa per aiutare gli operatori di rete 5G terrestri a connettere "dispositivi scoperti in modo permanente o occasionale" appartenenti a clienti aziendali. Sateliot ha recentemente delineato l'ambizione di generare 236 milioni di euro di entrate entro il 2025 con una costellazione fino a 100 satelliti, collegando dispositivi per applicazioni che vanno dal monitoraggio ambientale alla logistica.

gk sojuz21a satellites before launch 22032021

Lo stadio superiore Fregat, con tutti e 38 i satelliti montati sopra, poco prima dell'inserimento nell'ogiva protettiva del Sojuz 2.1a. Credit: Roscosmos

La startup, che ha sfruttato Open Cosmos, con sede nel Regno Unito, nel 2020 per costruire e gestire la sua costellazione, ha dichiarato di aver raccolto una serie di finanziamenti da 5 milioni di euro per supportare questo lancio e le prime attività di ricerca e sviluppo. La società sta pianificando un'altra richiesta di finanziamenti per distribuire altri 16 satelliti da lanciare per servizi commerciali entro il 2022-2023. Altri carichi utili a bordo del lancio includono piccoli satelliti per le imprese private Hiber, Kepler Communications e Lacuna Space, oltre a numerosi cubesat per università e istituti di ricerca di tutto il mondo. Fra questi da segnalare Unisat-7 della compagnia italiana GAUSS (Gruppo di Astrodinamica per l'Uso dei Sistemi Spaziali) azienda operante nel settore aerospaziale, fondata nel 2012 dal Prof. Filippo Graziani, rettore della Scuola di Ingegneria Aerospaziale di Roma dal 2004 al 2010. Unisat-7 trasporta, a sua volta, sei sub-satelliti. Nell'ordine: Unicorn-1 2U (conosciuto come Wormsail) della Germania destinato a testare il rilascio di cubesat con grande precisione, DIY-1 dell'Argentina per testare attrezzature radio, riduzione detriti e pannelli solari, l'italiano FEES per scopi di ricerca ed educativi, STECCO (un cubesat italiano per scopi educativi e scientifici, SMOG-1 dell'Ungheria e BCCSat-1 costruito in Tailandia e dotato di quattro fotocamere, anche questo a scopi educativi e di ricerca. La GK Launch Services è una compagnia fondata da Roscosmos e si occupa di lanci orbitali commerciali che utilizzano i razzi vettori Sojuz 2.1a ed 2.1b dai Cosmodromi di Baikonur, in Kazakistan, e Plesetsk in Russia.

Alcune ore dopo, per l'esattezza alle 23:30 italiane del 22 marzo (le 11:30 locali del 23 marzo) la Rocket Lab ha lanciato sette satelliti dalla Nuova Zelanda in una missione combinata al servizio delle forze armate statunitensi e australiane e delle startup di servizi spaziali. Inoltre un veicolo spaziale sviluppato internamente da Rocket Lab era a bordo anche per provare le tecnologie per una missione lunare della NASA che verrà lanciata entro la fine dell'anno.

rocketlab electron19 liftoff 22032021

Il momento del decollo del razzo Electron per la sua diciannovesima missione orbitale. Credit: Rocket Lab

Un lanciatore Electron, in composito di carbonio, alimentato da kerosene e propellenti di ossigeno liquido, è decollato dalla rampa di lancio n.1 di proprietà privata di Rocket Lab, che si trova nell'isola settentrionale di Mahia, in Nuova Zelanda. Il razzo, alto quasi 18 metri, si è infilato attraverso una copertura di nuvole sopra la base di lancio scomparendo ben presto alla vista. I nove motori Rutherford del primo stadio dell'Electron sono rimasti accesi per circa due minuti e mezzo prima che il booster si sganciasse per cadere nell'Oceano Pacifico a est del sito di lancio. Un singolo motore Rutherford sul secondo stadio dell'Electron ha spinto il razzo in un'orbita di trasferimento preliminare, prima della separazione di uno stadio superiore utilizzato per eseguire i posizionamenti orbitali finali dei carichi utili. Il motore Curie dello stadio superiore si è acceso circa 49 minuti dopo il decollo per raggiungere un'orbita di 550 chilometri, inclinata di 45 gradi rispetto all'equatore, la destinazione di cinque dei sette satelliti a bordo della missione. Lo stadio superiore Photon ha quindi distribuito i cinque CubeSat prima di riaccendersi per altre due volte per abbassare la sua quota a circa 450 chilometri. Una volta in quell'orbita, il più grande carico utile della missione - un satellite ottico di osservazione della Terra per una società con sede a Seattle, chiamata BlackSky - si è separato dallo stadio. La Rocket Lab ha quindi proseguito le operazioni del Photon in una modalità di missione estesa, utilizzando i propri pannelli solari per generare elettricità. Questa dimostrazione tecnologica è incentrata sulla prova dei sistemi del veicolo spaziale in vista della missione satellitare CAPSTONE della NASA, che verrà lanciata con un Electron verso la Luna entro la fine dell'anno. La Rocket Lab, con sede a Long Beach, in California, ha dichiarato la missione un successo in un comunicato stampa post-lancio. La missione è il secondo lancio di Rocket Lab nel 2021 e il 19esimo lancio di un Electron della società dal 2017. I satelliti della missione di lunedì hanno spinto Rocket Lab oltre 100 satelliti lanciati fino ad oggi (104 per l'esattezza). "Congratulazioni e benvenuti in orbita per tutti i nostri clienti su Electron," ha affermato Peter Beck, fondatore e Amministratore Delegato di Rocket Lab. "Raggiungere più di 100 satelliti schierati è un risultato incredibile per il nostro team e sono orgoglioso dei loro instancabili sforzi che hanno reso Electron il secondo razzo statunitense lanciato più frequentemente ogni anno. La missione di oggi è stata una dimostrazione impeccabile di come Electron ha cambiato il modo in cui si accede allo spazio," ha detto Beck in una nota. "Non solo abbiamo distribuito sei satelliti dei clienti, ma abbiamo anche dispiegato la nostra navicella spaziale Photon per la ricerca del percorso in orbita in preparazione della nostra missione lunare entro la fine dell'anno".

rocketlab electron19 payload insert 22032021

L'inserimento dello stadio superiore Photon, con i satelliti agganciati, nell'ogiva protettiva del razzo Electron. Credit: Rocket Lab

Il nuovo satellite di BlackSky è il settimo veicolo spaziale nella crescente costellazione di piattaforme di osservazione della Terra dell'azienda. Costruito da LeoStella, una joint venture tra Thales Alenia Space e Spaceflight Industries, il nuovo satellite pesa circa 55 chilogrammi. BlackSky ha ora lanciato sette microsatelliti per l'imaging della Terra dal 2018: uno su un razzo indiano, tre sui razzi SpaceX Falcon 9 e tre con Rocket Lab. La compagnia ha confermato lunedì sera che il suo team di terra ha stabilito un contatto con BlackSky 7, subito dopo il lancio. Ciascuna delle attuali generazioni di veicoli spaziali BlackSky può acquisire fino a 1.000 immagini a colori al giorno, con una risoluzione di circa 1 metro, da orbite a circa 450 chilometri sopra la Terra. BlackSky sta costruendo una costellazione di 16-24 microsatelliti per raccogliere immagini ad alta risoluzione da vendere a clienti commerciali e governativi, inclusi i militari statunitensi. Altri satelliti a bordo di questa missione - che Rocket Lab ha soprannominato "They Go Up So Fast" - includevano due CubeSat costruiti da Tyvak, un piccolo produttore di satelliti nel sud della California. Tyvak ha costruito uno dei satelliti delle dimensioni di una valigetta - Centauri 3 - per Fleet Space Technologies, una società australiana che sta pianificando una rete di 140 piccoli satelliti per fornire servizi di trasmissione dati e tracciamento alle industrie energetiche, dei servizi pubblici e minerarie. L'altra navicella spaziale costruita da Tyvak nella missione di lunedì si chiama Myriota 7 per la società australiana Myriota, che sta progettando una propria rete di piccoli satelliti di trasmissione dati. C'era anche una piccola missione satellitare sviluppata dai ricercatori del campus dell'Università del New South Wales a Canberra, in Australia. La sonda M2, che una volta in orbita si dividerà in due piccoli satelliti separati, è gestita in collaborazione con la Royal Australian Air Force. I due satelliti M2 voleranno in formazione ed è "uno dei programmi CubeSat più complessi mai tentati," ha affermato Russell Boyce, direttore dell'UNSW Canberra Space, un'unità di ricerca e sviluppo dell'università.

I satelliti sono stati quasi interamente costruiti in Australia, con telescopi ottici forniti da un'azienda negli Stati Uniti. "Supportando la consapevolezza della situazione spaziale dell'Australia, i dati acquisiti da M2 possono informare la sorveglianza marittima, le osservazioni meteorologiche e il traffico satellitare a bassa orbita," hanno scritto i responsabili in un comunicato stampa su M2. "Queste informazioni vengono elaborate tramite un'intelligenza artificiale avanzata in orbita, su una piattaforma riconfigurabile nel corso di tutta la missione. Poiché dipendiamo dall'infrastruttura spaziale per la gestione delle risorse, comunicazioni sicure e raccolta di dati durante eventi meteorologici estremi e incendi boschivi, costruire le nostre capacità spaziali sovrane è fondamentale per la sicurezza australiana," ha detto Boyce. "I due satelliti saranno in grado di comunicare tra loro, così come le stazioni di terra qui sulla Terra, fornendo dati di migliore qualità, con maggiori dettagli e meno tempo di ritardo - tutti fondamentali per la difesa dell'Australia," ha detto il vice maresciallo Cath Roberts, capo della capacità dell'aeronautica militare. "Questo innovativo approccio locale è stato progettato per soddisfare i requisiti unici dell'Australia per la capacità spaziale sovrana". Lunedì è stato lanciato anche un piccolo satellite per lo Space and Missile Defense Command dell'esercito americano. Il satellite Gunsmoke-J è l'ultimo di una serie di nanosatelliti utili a "dimostrare la raccolta di informazioni avanzate a diretto supporto delle operazioni di combattimento dell'esercito," si afferma sul suo sito web. Il CubeSat più piccolo delle missioni di lunedì è il primo satellite per una startup meteorologica commerciale nello Utah chiamata Care Weather Technologies. La navicella "Veery Hatchling" è un CubeSat 1U - un po 'più grande di un cubo di Rubik - che potrebbe aprire la strada a una flotta di nanosatelliti che forniscono misurazioni del vento sugli oceani del mondo, un input chiave per i modelli di previsioni meteorologiche. Care Weather Technologies afferma di aver costruito il veicolo spaziale in soli tre mesi.

rocketlab pathstone 22032021

Ecco lo stadio superiore Photon di questa missione, rinominato Pathstone dopo il rilascio dei satelliti, durante la fase di integrazione. Credit: Rocket Lab

Ma lo stadio superiore del razzo Electron lanciato lunedì funge anche da satellite. La missione Pathstone, cosi ribattezzata, metterà alla prova una versione aggiornata del design del veicolo spaziale Photon di Rocket Lab, che a sua volta è derivato dallo stadio superiore del razzo Electron, per la missione CAPSTONE della NASA prevista per il lancio entro la fine dell'anno. CAPSTONE raccoglierà dati sull'ambiente di radiazione intorno alla Luna nello stesso tipo di orbita che la stazione spaziale Gateway pianificata della NASA utilizzerà più avanti negli anni 2020. Si tratta di una missione precursore del programma lunare Artemis della NASA. Secondo Rocket Lab, Pathstone è il secondo veicolo spaziale Photon dell'azienda a essere lanciato dopo il debutto della piattaforma satellitare nell'agosto 2020. La nuova variante Photon è progettata per le missioni sulla Luna e oltre. "Questo Photon si basa sull'esperienza di volo precedente introducendo una nuova strumentazione avionica, software, radio, sensori, attuatori, pannelli solari personalizzati e altro," afferma Rocket Lab. "Con ruote di reazione prodotte internamente e un sistema di controllo rappresentativo di ciò che utilizzeremo per CAPSTONE, Photon Pathstone dimostrerà la precisione di puntamento richiesta per le molteplici accensioni del motore Hyper Curie di questa missione. La nuova radio di Photon Pathstone mostrerà anche come comunicheremo con il veicolo spaziale a distanze lunari e fornirà preziosi dati sulla distanza".

La NASA ha scelto Rocket Lab per lanciare la missione CAPSTONE dalla nuova struttura di lancio dell'azienda a Wallops Island, in Virginia. La Rocket Lab non ha tentato di recuperare il primo stadio dell'Electron nella missione di lunedì. Beck ha detto lunedì che il prossimo ripristino del booster di Rocket Lab è programmato entro la fine dell'anno in uno dei prossimi lanci dell'azienda. Il razzo assegnato al successivo recupero del booster sarà dotato di uno scudo termico aggiornato per resistere meglio alle condizioni estreme del rientro atmosferico, ha specificato Beck. La Rocket Lab ha recuperato un primo stadio di Electron per la prima volta l'anno scorso, quando è stato paracadutato con successo intatto nel downrange dell'Oceano Pacifico dalla costa della Nuova Zelanda. Alla fine, Rocket Lab vuole usare un elicottero per catturare i booster mentre scendono sotto un paracadute, quindi rimettere a nuovo i razzi per riutilizzarli.