Il massimo avvicinamento sarà alle 13:39 ora italiana, ad una distanza minima di 7.500 chilometri dalle cime delle nuvole del pianeta. I successivi fly-by, a partire dal 2025, saranno molto più ravvicinati, fino a poche centinaia di chilometri.
Durante il prossimo gravity assist saranno accesi diversi strumento scientifici in-situ, MAG, RPW e alcuni sensori EPD. Studieranno rispettivamente l'ambiente magnetico, il plasma e particellare intorno alla sonda mentre avviene l'incontro con Venere. "Purtroppo non sarà possibile scattare foto perché la navicella rimarrà rivolta verso il Sole", fa sapere il team nella press release.
Il percorso di Solar Orbiter attorno al Sole è stato scelto per essere "in risonanza" con Venere, il che significa che dopo una manciata di orbite tornerà nelle vicinanze del pianeta ed utilizzerà nuovamente la sua gravità per alterare o inclinare l'orbita. Il prossimo incontro avverrà nell'agosto 2021, a pochi giorni dall'assist gravitazionale di BepiColombo.
Inizialmente Solar Orbiter sarà sul piano dell'ecclittica ma ad ogni fly-by aumenterà la propria inclinazione orbitale. Entro il 2025 farà il suo primo passaggio solare con un'inclinazione di 17º, aumentando a 33º entro la fine del decennio, fino ad osservare le regioni polari.
La sonda era partita il 10 Febbraio 2020 da Cape Canaveral mentre le prime immagini del Sole erano state rilasciate a luglio.
Preparazione al fly-by
Per arrivare al fly-by preparati, gli specialisti delle stazioni terrestri dell'ESA e dei team di dinamica di volo hanno condotto una campagna "Delta-DOR" che, utilizzando una tecnica chiamata Delta-Differential One-Way Ranging, mira a determinare con precisione la posizione del veicolo spaziale nello spazio e la sua traiettoria. Dapprima le stazioni terrestri sparse nel mondo ricevono i segnali radio del veicolo spaziale, fornendo un primo risultato sulla sua posizione; quindi, questo risultato viene confrontato con le posizioni di sorgenti radio stellari note (quasar). Questo calcolo consente agli operatori di determinare la posizione di una sonda con un margine di errore di poche centinaia di metri, anche a una distanza di 100 milioni di chilometri dalla Terra.