La SpaceX ha lanciato sabato 24 ottobre, con successo, altri 60 satelliti della propria costellazione Starlink, completando la seconda missione di questo tipo in appena una settimana. Infatti il precedente volo di un razzo Falcon 9, conosciuto come Starlink-13, era decollato dalla rampa LC-39A del Kennedy Space Center, in Florida, il 18 ottobre scorso. Anche in quel caso 60 satelliti Starlink erano stati immessi regolarmente in orbita.
La missione di sabato viene indicata come F9/Starlink 14 e si tratta del 15esimo lancio dedicato completamente alla costellazione di satelliti Starlink (il primo era stato una missione con satelliti di prova, non operativi e in gran parte già rientrati in atmosfera). Il decollo è avvenuto regolarmente alle 15:31 UTC (le 17:31 italiane) dalla rampa SLC-40 di Cape Canaveral, in Florida, ed il primo stadio Block 5 utilizzato, B1060, aveva già volato due volte in precedenza, per il dispiegamento di un satellite GPS a giugno e per un'altra missione Starlink a settembre. Anche in questo caso, dopo aver svolto il proprio lavoro per i primi due minuti e mezzo di missione, il booster è rientrato nell'atmosfera ed atterrato regolarmente sulla nave drone 'Just Read The Instruction', posizionata al largo della costa est della Florida. Si è trattato del 63esimo recupero di un primo stadio di Falcon 9 fin da quando la SpaceX ha iniziato questa procedura unica, e l'11esimo atterraggio di successo sulla nave drone JRTI. Questo lancio Starlink segna inoltre il 19esimo lancio della SpaceX per il 2020, il 96esimo di un Falcon 9 ed il 100esimo compresi i tre dei Falcon Heavy tenuti finora. Ricordiamo che il primo lancio di un Falcon 9 avvenne il 4 giugno 2010. Attualmente la SpaceX dispone di cinque primi stadi che hanno già volato più volte e di tre nuovi che vedranno il battesimo nelle prossime missioni.
Nell'immagine il momento del rilascio dei 60 satelliti durante la missione 14. Credit: SpaceX
Al momento la compagnia sta utilizzando i suoi booster più veterani per i lanci dei satelliti Starlink. Infatti, il 2 ottobre scorso, pochi secondi prima di un lancio di un avanzato satellite GPS, venne riscontrato un problema ed i computer interruppero il decollo. I dati analizzati in seguito mostrarono un'anomalia nei motori Merlin 1D del primo stadio. Questo ha costretto la SpaceX a rimuovere due, dei nove motori, dal booster e rispedirli alla sede dei test della compagnia, nel Texas, per ulteriori test. Per precauzione, la SpaceX ha sostituito un motore in altre due missioni che sarebbero dovute prendere il via nelle prossime settimane. Kathy Lauders, a capo del volo spaziale umano NASA, ha tweettato che un motore era stato sostituito anche sul razzo che sarà utilizzato per la missione Crew-1 per l'invio di quattro astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) e sulla missione Sentinel-6 di mappatura degli oceani. Entrambi questi voli erano previsti a novembre e prevedevano primi stadi nuovi, proprio come quello della missione GPS. Le riparazioni però non dovrebbero avere grosse conseguenze sulle date di lancio, ha tenuto a specificare Lauders.
Intanto la SpaceX si concentra sulla costellazione Starlink, proseguendo i voli con razzi riutilizzati per portare presto il numero iniziale dei veicoli orbitali a 1440, numero per iniziare il servizio commerciale. SpaceX ha avviato il programma internet Starlink per poter finanziare i suoi piani per la colonizzazione di Marte, un vero chiodo fisso per il fondatore della compagnia, l'imprenditore ed ingegnere Elon Musk. Per poter raggiungere questo scopo la compagnia ha bisogno di attrezzature molto costose e razzi molto più avanzati degli attuali, come quelli del progetto Starship in fase di allestimento a Boca Chica, in Texas. A questo scopo la compagnia utilizzerà una flotta di satelliti di forma piatta per trasmettere i dati ad alta velocità, bassa latenza di copertura internet, particolarmente nelle aree rurali o aree remote della Terra. Musk ha stimato che il servizio Starlink potrebbe generare fino a 30 miliardi di dollari annui, sebbene il costo del servizio non sia ancora stato reso noto. Attualmente il servizio internet si avvale di alcuni privati beta-tester, come gli impiegati della compagnia stessa. I rapporti preliminari sono promettenti ed indicano che la rete Starlink è in grado di sostenere multipli flussi ad alta velocità ed alta definizione. Un più vasto, beta test pubblico potrebbe iniziare entro l'anno prima dell'entrata in servizio ufficiale prevista per il Nord America ed il Canada.
Nell'immagine un'antenna di ricezione dei segnali Starlink, vista su un tetto di un'abitazione negli USA. Credit: @Martx1995
Vi sono ancora passi burocratici che la compagnia deve superare ma, con 826 satelliti operativi già in orbita, è sulla buona strada per iniziare ad offrire un servizio di base. La SpaceX costruisce i suoi satelliti Starlink nella sua sede di Redmod, Washington, dove realizza anche i terminali e le stazioni di Terra necessari per il servizio. Ad agosto la compagnia, in collaborazione con lo Stato di Washington, ha fornito strumenti di collegamento di emergenza per gli incendi nella zona. Inoltre SpaceX ha fornito accesso Starlink alle case nella riserva dei nativi americani Hoh, Washington occidentale, collegando i residenti che non avevano accesso ai servizi internet. Ma questo non è tutto, la SpaceX ha fornito anche servizi internet gratis agli studenti ed alle loro famiglie dell'Ector County Indipendent School District in Texas. Ultimamente la compagnia collabora con la divisione Azure Space di Microsoft per la fornitura di servizi internet per il nuovo Azure Modular Datacenter (MDC), un'unità autonoma che permette di fornire accesso creando connessioni remote o supportando quelle già esistenti.
Nello sforzo di espandere il suo processo di recupero dei razzi vettori la SpaceX ha appositamente modificato due navi: 'GO Ms Tree' e 'GO Ms. Chief' con gigantesche reti per il recupero delle semi-ogive che proteggono il carico utile al lancio. Le due semi-ogive venivano sempre sganciate una volta superati gli strati più densi dell'atmosfera ed andavano distrutte ad ogni lancio. Invece la SpaceX le ha fornite di paracadute alari, sistema di navigazione GPS e piccoli razzi a gas freddi per la guida in modo da poter scendere verso un punto preciso ed essere catturate nella rete delle navi prima di finire in mare. Quasi il 10% del costo di un Falcon 9 è dato dalle due semi-ogive e quindi, poterle recuperare ogni volta, per riutilizzare nei voli successivi, sono circa 6 milioni di dollari risparmiati. Il recupero avviene circa 45 minuti dopo il lancio. Nel corso del lancio del 18 ottobre Ms. Chief ha catturato la sua semi-ogiva ma, purtroppo, un'antenna della nave è stata danneggiata. Anche Ms. Tree ha sofferto alcuni danni quando una delle semi-ogiva ha colpito uno dei bracci che tengono la rete. Nonostante tutto Ms. Chief è stata comunque in grado di riprendere il mare e partecipare al recupero dall'acqua di entrambe le semi-ogive del lancio del 24.
Nell'immagine il momento dell'atterraggio del booster B1060 sul ponte di JRTI. Credit: SpaceX
I 60 satelliti del lancio 14 sono stati regolarmente inseriti in orbita circa un'ora dopo il lancio dal secondo stadio del Falcon 9. Al momento la prossima missione di un Falcon 9 dovrebbe essere quella con un satellite classificato della U.S. National Reconnaissance Office e chiamato NROL-18 in partenza dalla rampa LC-39A.
Insomma, il Falcon 9 si dimostra veramente un razzo senza precedenti ed è questo il motivo per il quale sono iniziati i tentativi di imitazione.
Fonti:
Space.com: https://www.space.com/spacex-launches-60-starlink-15-satellites
SpaceflightNow: https://spaceflightnow.com/2020/10/18/spacex-launches-another-batch-of-starlink-satellites/