Lo sappiamo solo da un paio di giorni, ma oltre un mese fa il satellite Gaia dell'ESA ha subito un'anomalia tecnica che ne ha causato il passaggio automatico in "safe mode". In pratica, il 18 febbraio, un guasto di due unità elettriche sul modulo di servizio ha portato la navicella a entrare in questa "modalità sicura" che si attiva durante un'emergenza, ovvero quando alcuni parametri cadono fuori dai loro normali intervalli operativi e il veicolo spaziale prende automaticamente delle contromisure pensate per preservarne la sicurezza. Durante il "safe mode", naturalmente, gli strumenti scientifici vengono disabilitati per proteggerli, il veicolo si ri-orienta e le telecomunicazioni con la Terra hanno luogo attraverso l'antenna a basso guadagno (omnidirezionale).
In seguito all'evento, il team a Terra ha condotto un'indagine iniziale su cosa ha causato l'anomalia e ha rapidamente identificato la causa del problema nel guasto di uno dei due transponder a bordo di Gaia, deputati a ricevere, amplificare e ritrasmettere i segnali radio nella "banda X" (8-12 Ghz). La causa principale del malfunzionamento è ancora in fase di studio ma, dopo un'indagine approfondita, il team ha recuperato il satellite che è tornato alle sue normali operazioni scientifiche il 28 febbraio, utilizzando il secondo transponder di riserva, identico a quello difettoso.
Il modello di transponder "X/X Deep Space Transponder" (X2 PND) installato su Gaia; notare la monetina da 1 euro - Credit: Thales Alenia Space
Il team della missione continua a indagare sulla causa esatta dell'anomalia e le sue possibili implicazioni sulla vita del secondo transponder; nel caso che anche esso fallisse, infatti, questo significherebbe la fine della missione poichè questo dispositivo, realizzato dalla Thales Alenia Italia, è il cuore delle comunicazioni tra Gaia e le stazioni di ascolto a Terra. Nel frattempo, Gaia ha ripreso le operazioni scientifiche alla fine del mese scorso ma, dato che l'assetto è cambiato durante il safe-mode esponendo alla luce diretta del Sole anche parti che sono normalmente in ombra, saranno necessarie diverse settimane prima che le ottiche e i rivelatori si raffeddino e tornino alle condizioni operative ottimali; peraltro, sarà necessario ripetere una serie di "regolazioni fini", specialmente sulla messa a fuoco che è sicuramente cambiata.
In ogni caso, l'evento non impatterà in alcun modo sul rilascio del secondo catalogo astrometrico, pianificato tra 32 giorni; questo perchè DR2 si baserà sui dati raccolti fino a metà 2016. Anche i dati contenuti nel successivo catalogo DR3 sono già stati raccolti e verranno pubblicati a fine 2020.
Riferimenti:
http://sci.esa.int/gaia/60098-gaia-status-update-safe-mode-and-recovery/
https://www.cosmos.esa.int/web/gaia/iow_20180316