Ad ogni orbita, uno dei due satelliti, l'occulter, volerà 150 metri più avanti dell'altro, il coronagraph, creando un'eclissi artificiale che durerà diverse ore, molto di più rispetto al fenomeno naturale.
"Abbiamo due strumenti scientifici a bordo. Il payload primario è ASPIICS [Association of Spacecraft for Polarimetry and Imaging of the Corona of the Sun] un coronografo per osservare la corona nella luce visibile, mentre il radiometro DARA [Digital Absolute RAdiometer] misurerà l’irradianza solare totale, un parametro su cui c'è ancora qualche incertezza", ha spiegato Damien Galano, payload manager di Proba-3.
Volare in perfetta formazione sarà ovviamente un requisito fondamentale per le operazioni ed i due mini-satelliti dovranno trasformarsi in un unico strumento di precisione.
"La corona è un milione di volte più debole del Sole stesso, tanto che la luce del disco solare deve essere bloccata per poterla vedere", ha detto Galano.
Per lavorare al meglio, i satelliti Proba-3 dovranno affrontare il fenomeno della diffrazione, cioè il problema della luce che si riverserà comunque all'interno del cono d'ombra creato dall'occulter.
Per ridurre l'effetto, ASPIICS ha all'interno un disco secondario ed, inoltre, potrà essere variata la distanza tra occulter e coronagraph portando quest'ultimo più all'interno del cono d'ombra. Una tecnica che potrà essere utilizzata in futuro anche per lo studio di esopianeti:
"Sarebbe una sfida simile, con la differenza che la stella in questione sarebbe una sorgente puntiforme invece che una sorgente estesa come il nostro Sole".