Il consorzio, composto da AVS, Metalysis, Open University e Redwire Space Europe e guidato da Thales Alenia Space nel Regno Unito, è stato incaricato di produrre una piccola dimostrazione tecnologica che, un domani, potrà essere trasformata in un impianto lunare permanete per produrre propellente per veicoli spaziali, ossigeno respirabile per gli astronauti e altre materie prime.
Il piccolo payload dovrà estrarre 50-100 grammi di ossigeno dalla regolite lunare, mirando all'estrazione del 70% di tutto l'ossigeno disponibile all'interno del campione, fornendo misurazioni di precisione delle prestazioni e delle concentrazioni di gas. E dovrà farlo velocemente, si legge nel comunicato, entro un periodo di 10 giorni, utilizzando l'energia solare disponibile in un solo giorno lunare di quindici giorni.
“Ora non vediamo l'ora di lavorare con il consorzio vincitore per rendere il loro design una realtà pratica", ha commentato David Binns, ingegnere di sistema del Concurrent Design Facility (CDF) dell'ESA.
D'altra parte, il concetto alla base è già stato dimostrato. I campioni restituiti dalla superficie lunare confermano che la regolite lunare è composta dal 40-45% in peso di ossigeno. La difficoltà è che questo ossigeno è legato chimicamente sotto forma di ossidi di minerali o di vetro, quindi non è disponibile per un uso immediato.
Regolite simulata. A sinistra prima e a destra dopo che l'ossigeno è stato estratto, lasciando una miscela di leghe metalliche.
Crediti: Beth Lomax - University of Glasgow
“Il carico utile deve essere compatto, a bassa potenza e in grado di volare su una gamma di potenziali lander lunari, incluso il Large Logistics Lander europeo dell'ESA, EL3. Deve essere in grado di estrarre ossigeno dalla roccia lunare, insieme a metalli utilizzabili, cambierà le regole del gioco per l'esplorazione lunare, consentendo agli esploratori internazionali di tornare sulla Luna e vivere delle risorse in loco senza dipendere da lunghe e costose linee di rifornimento terrestri".
Giorgio Magistrati, Team Leader di Studi e Tecnologie presso l'iniziativa ExPeRT (Exploration Preparation, Research and Technology) dell'ESA, ha aggiunto: “È il momento giusto per iniziare a lavorare alla realizzazione di questo dispositivo di dimostrazione di utilizzo delle risorse in situ, il primo passo nella nostra più ampia strategia di implementazione dell'ISRU. Una volta che la tecnologia sarà dimostrata utilizzando questo carico utile iniziale, il nostro approccio culminerà in un impianto ISRU su vasta scala sulla Luna nella prima parte del decennio successivo".