Quando era astronauta Dunbar ha notato che alcuni dei suoi compagni astronauti non potevano entrare in una tuta da attività extra veicolare. Ai tempi dello Space Shuttle furono prodotte solo 18 tute per 200 astronauti. Queste non potevano essere indossate da chiunque e chi le usava, poteva anche avere degli effetti collaterali come la perdita delle unghie o della forza. Inoltre, molte di esse sono ancora in uso oggi, oltre 40 anni dopo la loro progettazione iniziale. Quindi, Dunbar ha deciso di lavorare sul concetto di tute spaziali su misura.

La proposta della Dr. Dunbar, nota come "The Spacesuit Digital Thread", ha ricevuto 175.000 dollari di finanziamento per i prossimi nove mesi.

L'idea di base è costruire un "gemello digitale", ossia una rappresentazione dell'oggetto nello spazio virtuale, in modo che possa essere personalizzato in base agli input. In un certo senso, a livello concettuale, è un ritorno all'era Apollo quando, dato che non c'erano molti astronauti, ogni tuta spaziale era adattata all'individuo e non dava alcun problema. D'altra parte oggi ci sono molte più persone addestrate per andare nello spazio e ci vanno anche sempre più civili. Ed è qui che entra in gioco l'idea di un gemello digitale di una tuta spaziale generica da personalizzare all'occorrenza.

gemelli digitali - Crediti: Hall et al.Dunbar si è quindi concentrata sulla ricerca delle metriche necessarie per personalizzare una tuta spaziale.
Il suo laboratorio di ricerca ha utilizzato un body scanner 3D completo per creare un gemello digitale completo di un individuo, compreso il suo raggio di movimento. Tali informazioni potrebbero quindi essere immesse nel gemello digitale della tuta spaziale, consentendo una rapida personalizzazione.

Poi, come passare dallo spazio virtuale a quello reale va oltre questa FASE I di concetto ma le riparazioni in situ o la realizzazioni di parti ad hoc potrebbero essere realizzate con un qualche tipo di stampante 3D, che ancora non esiste. Questa potrebbe essere oggetto di finanziamenti futuri.