I ricercatori dell'Università di Vienna hanno lavorato sul Noachian Northwest Africa (NWA) 7034 un meteorite proveniente dal Pianeta Rosso, trovato a Rabt Sbayta, una regione del Sahara occidentale, nel 2011. Risalente a circa due miliardi di anni fa, dovrebbe essere uno dei frammenti di Marte più vecchi in nostro possesso
Un tempo, la geologica, l'idrogeologica ed il clima di Marte dovevano essere simili alle condizioni ambientali sulla Terra e potrebbero aver favorito lo sviluppo della vista come la conosciamo.
Le prime forme di vita marziane avrebbero dovuto essere in grado di utilizzare risorse accessibili del Pianeta Rosso: ricavare energia da fonti minerali inorganiche e trasformare la CO2 in biomassa. Questi esseri viventi esistono sulla Terra e sono noti come chemiolitotrofi, microrganismi capaci di trasformare le materie prime delle pietre in energia vitale.
"Possiamo presumere che forme di vita simili ai chemiolitotrofi esistessero nei primi anni del Pianeta Rosso", ha affermato l'astrobiologo Tetyana Milojevic, capo del gruppo di biochimica spaziale presso l'Università di Vienna. Le tracce di questa vita antica (biosignature) potrebbero essere state conservate all'interno dei terreni noachiani con una storia geologica ricca di acqua e sorgenti minerali (il Noachiano è la seconda delle quattro ere geologiche di Marte e corrisponde al periodo che va dai 3,7 ai 4,1 miliardi di anni fa). Ma come apparirebbe oggi questa antica vita marziana?
Per scoprirlo i ricercatori hanno frantumato alcune porzioni del meteorite soprannominato "Black Beauty", per coltivare l’archeobatterio Metallosphaera sedula, un antico abitante delle sorgenti termali terrestri già noto per preferire di gran lunga il mix minerale dei meteoriti piuttosto che quello contenuto nelle rocce del pianeta Terra.
Piccole tracce di vita
Black Beauty è tra le rocce più rare sulla Terra. È una breccia unica formata da vari pezzi di crosta marziana (alcuni di loro sono datati a 4,42 ± 0,07 miliardi di anni), espulsa milioni di anni fa dal Pianeta Rosso.
"Abbiamo dovuto scegliere un approccio piuttosto audace per frantumare pochi grammi di un preziosa roccia marziana e ricreare il possibile aspetto della prima e più semplice forma di vita di Marte", ha commentato Milojevic.
Con il supporto del Austrian Center for Electron Microscopy and Nanoanalysis di Graz, i ricercatori hanno esplorato le interazioni microbiche uniche con la vera roccia marziana noachiana, esplorando fino alla nanoscala e alla risoluzione atomica. I risultati hanno mostrato che il Metallosphaera sedula che vive su un impasto a grana fine di Black Beauty, produce impronte digitali mineralogiche e metaboliche distinte. Queste forniscono un indizio importante per tracciare i presunti processi di bioalterazione della crosta marziana nelle missioni in corso e future.
"Cresciuto su materiale crostale marziano, il microbo ha formato una robusta capsula minerale composta da fosfati di ferro, manganese e alluminio complessi. Oltre alla massiccia incrostazione della superficie cellulare, abbiamo osservato la formazione intracellulare di depositi cristallini di natura molto complessa (Fe, Ossidi di Mn, silicati di Mn misti). Queste sono caratteristiche uniche distinguibili della crescita sulla breccia marziana noachiana, che non abbiamo osservato in precedenza durante la coltivazione di questo microbo su sorgenti minerali terrestri e un meteorite condritico sassoso", ha affermato Milojevic.
Questi esperimenti unici di biomineralizzazione, condotti direttamente su genuino materiale marziano, sono di grandissima importanza per le indagini astrobiologiche.
"La ricerca astrobiologica su Black Beauty e altri 'Fiori dell'Universo' simili può fornire una conoscenza inestimabile per l'analisi dei campioni di Marte restituiti [dalle prossime missioni] al fine di valutare la loro potenziale biogenicità", ha commentato Milojevic.