La veneranda capsula Sojuz, che vola ormai, nelle versioni sempre più aggiornate, dal lontano 1966, risulta ormai troppo limitata per le possibili esplorazioni abitate russe dei prossimi anni. La Russia sta studiando una sostituta della Sojuz da quasi 30 anni ma, finora, non si è mai andati oltre i modelli in scala.

La Russia, dopo la scelta della NASA della capsula Orion per il ritorno sulla Luna con il programma Constellation degli anni 2000, si decise di intraprendere anch'essa lo sviluppo di un veicolo abitato che avrebbe potuto portare i cosmonauti al di fuori dell'orbita bassa terrestre.

La più recente storia del successore della Sojuz inizia proprio nel 2000, quando la società RKK Energia aveva presentato il modello chiamato 'Kliper', un piccolo spazioplano riutilizzabile che avrebbe potuto trasportare fino a sei astronauti e 500 kg. di carico utile. Dopo che la Russia, per poter dividere i costi, aveva provato a coinvolgere l'Europa, si passò ad un design più classico di capsula conica chiamato Crew Space Transportation System (CSTS), o Advanced Crew Transportation System (ACTS). In questo nuovo modello l'Europa avrebbe portato l'eredità tecnologica del veicolo cargo ATV.

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Nell'illustrazione, da sinistra, una Sojuz in confronto con una CSTS orbitale e lunare. Credit: Wikimedia

Nel 2008 l'ESA abbandonò però il progetto di un proprio veicolo abitato (la seconda volta che succedeva dopo la mini-navetta Hermes degli anni '80/'90) e così la Russia proseguì da sola.

Fra i vari motivi del ritiro dell'Europa dal progetto vi era che la Russia avrebbe voluto mantenere il proprio design e lanciare il veicolo dal nuovo sito di lancio di Vostochny, nell'estremo est del Paese, invece che dal Kazakistan, tutte restrizioni inaccettabili per l'ESA.

Nel 2009 il progetto, ora ribattezzato PPTS (dal russo Perspektivnaya Pilotiruemaya Transportnaya Sistema o Sistema Avanzato di Trasporto con Equipaggio), prevedeva una capsula conica con un modulo di servizio adattabile a seconda se il volo fosse orbitale o lunare. La capsula aveva la capacità di rientro con atterraggio propulso su quattro piccole zampe. Questo avrebbe permesso una precisione di atterraggio elevatissima ed un riutilizzo della capsula fino ad almeno 10 volte. Il veicolo di lancio scelto era il Rus-M, un nuovo razzo che sarebbe stato realizzato ex-novo dalla TsSKB Progress di Samara e dalla KB Mashinostroenia. Il nuovo razzo avrebbe avuto uno stadio centrale e la possibilità di aggiungere vari booster. Il tutto con motori a propellenti composti da ossigeno liquido e kerosene derivati dagli RD-180 e realizzati dalla NPO Energomash.

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Nell'illustrazione il razzo Sojuz 5 con la capsula Orel sulla sommità. Credit: Roscosmos

 

Ma il Rus-M ebbe vita breve ed il progetto venne chiuso nell'ottobre 2011. Intanto la capsula aveva cambiato ancora sigla ed era diventata PTK NP (Nuova Nave Pilotata da Trasporto). Le caratteristiche prevedevano un equipaggio di 4-6 cosmonauti, capacità di 5-14 giorni in volo libero, 365 giorni attraccata alla ISS e 200 giorni in orbita lunare. Nel luglio 2012 venne indicato il veicolo di lancio Angara A5 come possibile vettore per la nuova capsula. Questo razzo volò per la prima volta in versione A5 nel dicembre 2014 dal Cosmodromo di Plesetsk e questa sembrava un'ottima notizia per la nuova capsula russa. Intanto, nel 2016, venne indetto in Russia un concorso per scegliere il nome del nuovo veicolo da trasporto equipaggio e vinse 'Federatsiya' (Federazione).

Le cose però cambiarono ancora e nel 2017, il capo della RKK Energia Vladimir Solnetsev dichiarà all'agenzia di stampa TASS che sarebbe stato preferibile il razzo Sojuz 5 per il lancio della PTK/Federatsiya. Il Soyuz 5 (o Irtysh, Fenice) dovrebbe andare a sostituire il vecchio vettore Proton, soprattutto per l'utilizzo di un mix di propellenti più 'verdi' rispetto a quelli usati finora. Inoltre il Sojuz 5 sarebbe costato meno dell'Angara A5 grazie al riutilizzo della catena produttiva del Proton. In pratica il Sojuz 5 sarebbe più simile allo Zenit che, essendo prodotto in Ucraina, dopo le tensioni fra i due Paesi, ha smesso di volare per la Russia. Questo senza contare che, utilizzando un Sojuz 5 in versione Heavy, dotato quindi di booster aggiuntivi, si potrebbero diminuire il numero di voli per una missione di atterraggio lunare (quattro previsti con Angara 5A).

Purtroppo, a causa della lunga serie di problemi finanziari nei quali la Russia si è trovata ad affrontare nel corso degli anni, il budget per il nuovo veicolo ha incontrato dei nuovi tagli ed a pagarne le conseguenze è stato il sistema di atterraggio. Infatti esso non sarà più propulso ma con i classici paracadute. Inoltre i tempi di realizzazione del veicolo si sono allungati sempre più.

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Nella foto pratica di uscita di emergenza dal modulo di rientro della Orel. Credit: Roscosmos

 

Nel settembre 2019 il nome della nuova capsula russa cambiò per l'ennesima volta. Ora è stata battezzata 'Orel' (in russo 'Aquila'). I primi test senza equipaggio sono previsti attualmente per il 2023 e il primo volo con equipaggio per il 2025. Per la prima missione lunare si vocifera di un 2029, ma il condizionale è d'obbligo visto che non è nemmeno stato avviato un programma per un lander lunare. Le zampe di atterraggio del modulo equipaggio sono tornate nel progetto e, benché rimanga l'ausilio del paracadute, la capsula verrebbe guidata, nelle ultime fasi, da piccoli razzi di manovra.

Invece il razzo utilizzato per i voli orbitali (non lunari) tornerebbe ad essere l'Angara, nella versione 5P, e quindi le missioni prenderebbero il via dal Cosmodromo di Vostochny, anziché da Baikonur. Questo anche perché, comunque, l'Angara 5A ha già volato almeno una volta e la catena produttiva è attiva, mentre il Sojuz 5 è ancora quasi tutto su carta.

Nei primi mesi del 2020 Orel ha iniziato finalmente a prendere forma ed i primi componenti per i prototipi cominciano ad essere realizzati dalla RKK Energia. L'agenzia TASS ha riferito che, secondo fonti dell'industria spaziale russa, i primi test di atterraggio del modulo di discesa potrebbero tenersi già entro la fine del 2020.

Vedremo se, dopo questa storia così travagliata, questo nuovo veicolo russo, vedrà finalmente la luce, anzi il buio, dello spazio.

 

Fonti:
RussiaSpaceWeb: http://www.russianspaceweb.com/acts.html
Kosmonews: http://kosmosnews.fr/2019/09/22/les-essais-datterrissage-du-module-de-commande-dariol-pourraient-debuter-durant-la-seconde-moitie-de-2020/
Wikipedia: https://en.wikipedia.org/wiki/Orel_(spacecraft)