Utilizzando i dati raccolti oltre due decenni fa, gli scienziati del Johns Hopkins Applied Physics Laboratory (APL) nel Maryland, hanno redatto la prima mappa completa delle abbondanze di idrogeno sulla superficie della Luna.
Un team internazionale di ricercatori ha utilizzato le variazioni stagionali per identificare probabili depositi di ghiaccio d'acqua sotto la superficie marziana, nelle regioni temperate di Marte, dove sarebbe più facile sopravvivere per i futuri esploratori umani.
Quando una stella di una certa massa cessa la fusione nucleare, muore e diventa una nana bianca. La sua vita rimane appesa ad un filo di calore residuo. Alla fine si raffredda diventando una nana nera. Ma forse, la storia potrebbe non essere proprio così.
In origine la Terra doveva avere molta più acqua in superficie. Ma, secondo un nuovo studio, buona parte di essa deve essere finita nel nucleo, consentendo ai continenti di emergere.
I dati rilevati della sonda della NASA New Horizons, che ora si trova ben oltre il sistema di Plutone e sta attraversando la Fascia di Kuiper, stanno contribuendo a migliorare la nostra comprensione del mezzo interstellare. Finora, le migliori informazioni su questa miscela di particelle e di luce diffusa proveniente dai 100 miliardi di stelle della Via Lattea arrivavano dalle sonde Voyager che, ormai, hanno oltrepassato l'eliopausa.
Una nuova ipotesi spiegherebbe le anomalie del primo visitatore interstellare, a questo punto più simile a una cometa esotica che ad un asteroide. (aggiornamento)
Sarebbero apparse entro 180 milioni di anni dopo il Big Bang ma non sono state osservate direttamente: il loro effetto sull'idrogeno interstellare ha lasciato una firma che un gruppo di radioastronomi australiani è riuscito a rivelare per primo, peraltro con uno strumento relativamente piccolo ed economico! Le implicazioni della scoperta riguardano anche la natura della materia oscura.
Utilizzando il Telescopio Spaziale Hubble, gli astronomi hanno individuato idrogeno atomico nell'atmosfera della luna di Giove, Europa.
Un'analisi condotta sulle rocce delle isole Isole Ebridi, a largo della costa occidentale della Scozia, ha fornito l'allettante prospettiva che Marte potrebbe ospitare la vita, oggi, sotto la sua superficie.
Potrebbe sembrare una domanda banale perché sappiamo che il nostro Sistema Solare ha 4,5 miliardi di anni ma Saturno è più caldo di quello che dovrebbe essere e questo calore inspiegabile causa una discrepanza di ben due miliardi di anni. Senza alcuna fonte di energia supplementare, infatti, i pianeti tendono a raffreddarsi con l'età, tranne questo, ovviamente. Un bel grattacapo per gli astrofisici!